mercoledì 30 dicembre 2009

NO AI BOTTI DI CAPODANNO

http://www.firmiamo.it/noaibottidicapodanno

SENZA COMMENTO

fonte:

Privo di biglietto perché impossibilitato a farlo mostra i soldi
al controllore. Ma viene costretto a scendere dalla polizia ferroviaria

Quel ragazzo senza braccia
sul treno dell'indifferenza

di SHULIM VOGELMANN


Quel ragazzo senza braccia sul treno dell'indifferenza
CARO direttore, è domenica 27 dicembre. Eurostar Bari-Roma. Intorno a me famiglie soddisfatte e stanche dopo i festeggiamenti natalizi, studenti di ritorno alle proprie università, lavoratori un po' tristi di dover abbandonare le proprie città per riprendere il lavoro al nord. Insieme a loro un ragazzo senza braccia.

Sì, senza braccia, con due moncherini fatti di tre dita che spuntano dalle spalle. È salito sul treno con le sue forze. Posa la borsa a tracolla per terra con enorme sforzo del collo e la spinge con i piedi sotto al sedile. Crolla sulla poltrona. Dietro agli spessi occhiali da miope tutta la sua sofferenza fisica e psichica per un gesto così semplice per gli altri: salire sul treno. Profondi respiri per calmare i battiti del cuore. Avrà massimo trent'anni.

Si parte. Poco prima della stazione di (...) passa il controllore. Una ragazza di venticinque anni truccata con molta cura e una divisa inappuntabile. Raggiunto il ragazzo senza braccia gli chiede il biglietto. Questi, articolando le parole con grande difficoltà, riesce a mormorare una frase sconnessa: "No biglietto, no fatto in tempo, handicap, handicap". Con la bocca (il collo si piega innaturalmente, le vene si gonfiano, il volto gli diventa paonazzo) tira fuori dal taschino un mazzetto di soldi. Sono la cifra esatta per fare il biglietto. Il controllore li conta e con tono burocratico dice al ragazzo che non bastano perché fare il biglietto in treno costa, in questo caso, cinquanta euro di più. Il ragazzo farfugliando le dice di non avere altri soldi, di non poter pagare nessun sovrapprezzo, e con la voce incrinata dal pianto per l'umiliazione ripete "Handicap, handicap".

I passeggeri del vagone, me compreso, seguono la scena trattenendo il respiro, molti con lo sguardo piantato a terra, senza nemmeno il coraggio di guardare. A questo punto, la ragazza diventa più dura e si rivolge al ragazzo con un tono sprezzante, come se si trattasse di un criminale; negli occhi ha uno sguardo accusatorio che sbatte in faccia a quel povero disgraziato. Per difendersi il giovane cerca di scrivere qualcosa per comunicare ciò che non riesce a dire; con la bocca prende la penna dal taschino e cerca di scrivere sul tavolino qualcosa. La ragazza gli prende la penna e lo rimprovera severamente dicendogli che non si scrive sui tavolini del treno. Nel vagone è calato un silenzio gelato. Vorrei intervenire, eppure sono bloccato.

La ragazza decide di risolvere la questione in altro modo e in ossequio alla procedura appresa al corso per controllori provetti si dirige a passi decisi in cerca del capotreno. Con la sua uscita di scena i viaggiatori riprendono a respirare, e tutti speriamo che la storia finisca lì: una riprovevole parentesi, una vergogna senza coda, che il controllore lasci perdere e si dedichi a controllare i biglietti al resto del treno. Invece no.
Tornano in due. Questa volta però, prima che raggiungano il giovane disabile, dal mio posto blocco controllore e capotreno e sottovoce faccio presente che data la situazione particolare forse è il caso di affrontare la cosa con un po' più di compassione.

Al che la ragazza, apparentemente punta nel vivo, con aria acida mi spiega che sta compiendo il suo dovere, che ci sono delle regole da far rispettare, che la responsabilità è sua e io non c'entro niente. Il capotreno interviene e mi chiede qual è il mio problema. Gli riepilogo la situazione. Ascoltata la mia "deposizione", il capotreno, anche lui sulla trentina, stabilisce che se il giovane non aveva fatto in tempo a fare il biglietto la colpa era sua e che comunque in stazione ci sono le macchinette self service. Sì, avete capito bene: a suo parere la soluzione giusta sarebbe stata la macchinetta self service. "Ma non ha braccia! Come faceva a usare la macchinetta self service?" chiedo al capotreno che con la sua logica burocratica mi risponde: "C'è l'assistenza". "Certo, sempre pieno di assistenti delle Ferrovie dello Stato accanto alle macchinette self service" ribatto io, e aggiungo che le regole sono valide solo quando fa comodo perché durante l'andata l'Eurostar con prenotazione obbligatoria era pieno zeppo di gente in piedi senza biglietto e il controllore non è nemmeno passato a controllare il biglietti. "E lo sa perché?" ho concluso. "Perché quelle persone le braccia ce l'avevano...".

Nel frattempo tutti i passeggeri che seguono l'evolversi della vicenda restano muti. Il capotreno procede oltre e raggiunto il ragazzo ripercorre tutta la procedura, con pari indifferenza, pari imperturbabilità. Con una differenza, probabilmente frutto del suo ruolo di capotreno: la sua decisione sarà esecutiva. Il ragazzo deve scendere dal treno, farsi un biglietto per il successivo treno diretto a Roma e salire su quello. Ma il giovane, saputa questa cosa, con lo sguardo disorientato, sudato per la paura, inizia a scuotere la testa e tutto il corpo nel tentativo disperato di spiegarsi; spiegazione espressa con la solita esplicita, evidente parola: handicap.

La risposta del capotreno è pronta: "Voi (voi chi?) pensate che siamo razzisti, ma noi qui non discriminiamo nessuno, noi facciamo soltanto il nostro lavoro, anzi, siamo il contrario del razzismo!". E detto questo, su consiglio della ragazza controllore, si procede alla fase B: la polizia ferroviaria. Siamo arrivati alla stazione di (...). Sul treno salgono due agenti. Due signori tranquilli di mezza età. Nessuna aggressività nell'espressione del viso o nell'incedere. Devono essere abituati a casi di passeggeri senza biglietto che non vogliono pagare. Si dirigono verso il giovane disabile e come lo vedono uno di loro alza le mani al cielo e ad alta voce esclama: "Ah, questi, con questi non ci puoi fare nulla altrimenti succede un casino! Questi hanno sempre ragione, questi non li puoi toccare". Dopodiché si consultano con il capotreno e la ragazza controllore e viene deciso che il ragazzo scenderà dal treno, un terzo controllore prenderà i soldi del disabile e gli farà il biglietto per il treno successivo, però senza posto assicurato: si dovrà sedere nel vagone ristorante.

Il giovane disabile, totalmente in balia degli eventi, ormai non tenta più di parlare, ma probabilmente capisce che gli sarà consentito proseguire il viaggio nel vagone ristorante e allora sollevato, con l'impeto di chi è scampato a un pericolo, di chi vede svanire la minaccia, si piega in avanti e bacia la mano del capotreno.

Epilogo della storia. Fatto scendere il disabile dal treno, prima che la polizia abbandoni il vagone, la ragazza controllore chiede ai poliziotti di annotarsi le mie generalità. Meravigliato, le chiedo per quale motivo. "Perché mi hai offesa". "Ti ho forse detto parolacce? Ti ho impedito di fare il tuo lavoro?" le domando sempre più incredulo. Risposta: "Mi hai detto che sono maleducata". Mi alzo e prendo la patente. Mentre un poliziotto si annota i miei dati su un foglio chiedo alla ragazza di dirmi il suo nome per sapere con chi ho avuto il piacere di interloquire. Lei, dopo un attimo di disorientamento, con tono soddisfatto, mi risponde che non è tenuta a dare i propri dati e mi dice che se voglio posso annotarmi il numero del treno.

Allora chiedo un riferimento ai poliziotti e anche loro si rifiutano e mi consigliano di segnarmi semplicemente: Polizia ferroviaria di (...). Avrei naturalmente voluto dire molte cose, ma la signora seduta accanto a me mi sussurra di non dire niente, e io decido di seguire il consiglio rimettendomi a sedere. Poliziotti e controllori abbandonano il vagone e il treno riparte. Le parole della mia vicina di posto sono state le uniche parole di solidarietà che ho sentito in tutta questa brutta storia. Per il resto, sono rimasti tutti fermi, in silenzio, a osservare.

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(30 dicembre 2009)

lunedì 21 dicembre 2009

SPACCATO D'ITALIA

Per Il Governo Natale a Beverly Hills è un film di "interesse culturale"


Per Il Governo Natale a Beverly Hills è un film di "interesse culturale"

Una notizia che ha già crato un mare di polemiche. Uscito ieri in 800 copie, il cinepanettone 2009 targato DeLaurentiis, Natale a Beverly Hills, è stato riconosciuto, dalla Commissione cinema del ministero con delibera dello scorso 4 dicembre, film di «interesse culturale». Una decisione, attenzione, da confermare, dopo la «visione della copia campione del film». Se la commissione preposta all’erogazione dei finanziamenti pubblici al nostro cinema, confermerà tale decisione, il film potrà accedere a sgravi fiscali (tax credit), il riconoscimento di film d’essai e la possibilità per il distributore di accedere ad un fondo in relazione agli incassi.

La rivolta, ovviamente, non si è fatta attendere. “Si tratta di un precedente di una gravità estrema“, ha affermato Citto Maselli dell’Anac. “In questo modo, infatti, si permette ad un film, di legittimo e straordinario valore commerciale, di accedere a quei circuiti riservati, invece, ai film italiani ed europei di qualità che soffrono di una visibilità limitata“, ha concluso Maselli. E per i film indipendenti, più piccoli, già di loro penalizzati? Parafrasando il trailer dello stesso Natale a Beverly Hills, di altissimo interesse culturale sin dalle battute… “e se la devono pijà n’der culo tesoro…“.

Aspettando il parere definitivo della Commissione cinema del ministero, cosa ne pensate voi di quest’incredibile nuova etichetta data al cinepanettone? Da oggi, infatti, dopo 25 anni, scopriamo che è addirittura di interesse culturale.


fonte:

http://www.cineblog.it/post/20194/per-il-governo-natale-a-beverly-hills-e-un-film-di-interesse-culturale

CHE FACCIA DA CULO

Roma, 12:52

BERLUSCONI: PER LIBERTA' A NATALE REGALATE TESSERA PDL

Auguri di Natale online del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che dal sito del Giornale consiglia "a tutti gli italiani che amano la liberta'" un'idea-regalo particolare: "A voi e a tutti i vostri amici regalate una tessera del Pdl. Ci darete piu' forza per continuare a resistere e a lavorare per il bene di tutti".

ADESSO DITEMI VOI SE PUO' TRATTARSI DI UNA COINCIDENZA


Il 32enne, nigeriano, potrebbe essere "il negro" citato in un audio
che testimonia di un presunto pestaggio compiuto dalle guardie penitenziarie

Teramo, muore in cella il detenuto
che avrebbe assistito al pestaggio

Incerte le cause del decesso, si attendono i risultati dell'autopsia



TERAMO - "Abbiamo rischiato una volta perché il negro ha visto tutto. Un detenuto non si massacra i n sezione, si massacra sotto...". Queste le parole registrate all'interno di uno degli uffici degli agenti di polizia del carcere di Castrogno a Teramo. Parole che raccontano di un pestaggio ai danni di un detenuto e dei timori che qualcuno avesse visto e potesse parlare. Un audio, pubblicato da Repubblica.it, che all'inizio di novembre fece scoppiare un caso e portò alla sospensione del comandante delle guardie penitenziarie.

Adesso, una notizia riporta quel carcere all'attenzione delle cronache. La morte, cioè, di Uzoma Emeka, 32 anni, di nazionalità nigeriana, deceduto nel carcere di Teramo due giorni fa. Per molti, "il negro" citato nella registrazione, anche se davanti ai magistrati che lo hanno ascoltato, finora ha sempre risposto con dei "non ricordo".

Non sono ancora chiare le cause del decesso dell'uomo. I primi riscontri fanno pensare a cause naturali. Si attendono i risultati dell'autopsia disposta dall'autorità giudiziaria. Sulla morte di Emeka è stato aperto un fascicolo dalla Procura di Teramo.

Da verificare, soprattutto, che non vi siano stati ritardi nei soccorsi prestati all'uomo. Emeka avrebbe accusato un malore intorno alle 8.30 di venerdì scorso, all'interno della sua cella (dove stava scontando due anni per droga), e le guardie carcerarie lo avrebbero condotto in infermeria. Sottoposto alle prime cure, si sarebbe aggravato nelle ore successive. Vista la gravità delle sue condizioni, le guardie avrebbero chiamato il 118. Ma era già troppo tardi.

Finora sono sei le persone indagate per il presunto pestaggio del quale parlerebbe la registrazione, e che sarebbe stato compiuto lo scorso 22 settembre. Si tratta dell'ex comandante Giuseppe Luzi - sospeso dal suo incarico - di quattro agenti di polizia penitenziaria e del detenuto vittima del pestaggio, un italiano, iscritto nel registro degli indagati perché, secondo gli agenti, sarebbe lui l'aggressore. Abuso e lesioni le ipotesi contestate.

(21 dicembre 2009)

fonte:

venerdì 18 dicembre 2009

BASTA BUSTE!!! E' SOLO COLPA NOSTRA!!! VI PREGO: BASTA BUSTE!!!

A natale regalerò tutte sporte per la spesa di cotone!


A PESCHICI, SUL GARGANO. LE ANALISI CONDOTTE DAL PARASSITOLOGO NASCETTI
Capodogli morti: avevano ingerito
plastica scambiandola per calamari
Quattro su sette con lo stomaco colmo di buste e scatolette. Gli altri hanno seguito i compagni morenti

FOGGIA - I capodogli spiaggiati a Peschici sono morti perché avevano ingerito di tutto di più. Buste di plastica, pezzi di corda, scatolette e contenitori di vari materiali sono stati trovati nello stomaco di quattro dei sette mammiferi ritrovati in località Foce Varano, sul Gargano, in Puglia. La scoperta è stata compiuta dal professore Giuseppe Nascetti, pro-rettore dell’università della Tuscia, ritenuto uno massimi esperiti mondiali di parassitologia ed ecologia marina, chiamato come esperto a valutare le cause dello spiaggiamento e della successiva morte dei cetacei.

«SPIRITO GREGARIO» - Secondo il professor Nascetti, i capodogli potrebbero aver scambiato gli oggetti trovati nei loro stomaci per calamari, unico cibo di cui si nutrono. «Quello che sembrava il capobranco - spiega l’esperto - ne aveva lo stomaco colmo. Un po' meno gli altri tre. Ma la morte di tutti e sette gli esemplari è riconducibile al fatto che i tre capodogli che non avevano ingerito oggetti di plastica abbiano seguito il capobranco andando come lui a morire sulla spiaggia. Un comportamento legato allo spirito gregario ai gruppi di giovani maschi».

INQUINAMENTO MATERIALE E ACUSTICO - Nei prossimi giorni Nascetti invierà una dettagliata relazione sui risultati dei suoi rilievi sulle carcasse dei capodogli alle autorità pugliesi e al ministero dell’Ambiente. Nascetti ha ipotizzato anche le ragioni che potrebbero aver «ingannato» i capodogli, facendo loro scambiare per calamari le buste di plastica e gli altri oggetti trovati nei loro stomaci . «Ritengo - spiega - che siano stati disturbati dall’intenso traffico delle navi nell’Adriatico. E non solo quelle militari con i loro sonar. Alcune grandi imbarcazioni eseguono ricerche di idrocarburi al di sotto dei fondali marini emettendo forti ed improvvisi rumori che interferiscono con i sistemi di ricerca di cibo dei capidogli disorientandoli». Per Nascetti tutti gli spiaggiamenti di cetacei che avvengono sono riconducibili all’inquinamento materiale e acustico che, dopo la terraferma, sta invadendo anche i mari.

18 dicembre 2009

fonte:

IO STO CON MARCO


giovedì 17 dicembre 2009

NON IMITATEMI... non sei tanto credibile!

A questo siamo arrivati! A sentirci in imbarazzo se non si ha un seno prosperoso come quelli proposti in tv. Questi sono i regali? Le sise? Via, lontano, lontano da qui, il più lontano possibile a crescere miei figli!

TRA I DESIDERI PIÙ RICHIESTI A NATALE C'È IL «RITOCCHINO»
Regali sotto l'albero: il seno di Cristina
Del Basso o il «lato B» di Belen

Meglio se è «ispirato» alle star della tv. Ma i chirughi mettono in guardia: «Non può essere uno sfizio»


A Babbo Natale chiedo il seno di Cristina o il lato B di Belen. C’è il «ritocchino» tra i regali più richiesti sotto l’albero quest’anno. Meglio: un ritocchino «ispirato» alle star del piccolo schermo: seno e fondo schiena vengono proposti al chirurgo plastico come un taglio di capelli al parrucchiere da clienti che brandendo una foto chiedono: «Voglio diventare come lei».

Cristina Del Basso, prosperosa protagonista del Grande Fratello 9, con la sua sesta di reggiseno è uno dei modelli più ambiti. Lei davanti alla telecamera sorride ma assicura: «La mia è stata una scelta estrema: ragazze, io non sono assolutamente un esempio». E anche i medici mettono in guardia: «Il bisturi non è una bacchetta magica e un intervento può essere regalato ma solo al termine di un percorso ragionato. Non può essere uno sfizio». Ma stavolta Cristina non è d’accordo: «Il mio intervento? È stato uno sfizio. C’è chi spende i suoi risparmi comprandosi tante scarpe, io ho investito su me stessa».

17 dicembre 2009


fonte: http://www.corriere.it/cronache/09_dicembre_17/regali-natale-chirurgia_1559b068-eaf8-11de-9f53-00144f02aabc.shtml

martedì 15 dicembre 2009

EVOLUSCONI

CINQUANTAPERCENTO, MICA CA§§I...

...per un bene primario!



SI SOSPETTANO MANOVRE SPECULATIVE CHE HANNO DETERMINATO AUMENTI DEL 50%
Caro pasta, perquisizioni in tutta Italia
La polizia tributaria della Guardia di Finanza nelle sedi di Barilla, De Cecco, Divella, Garofalo e Amato


(Ansa) MILANO - Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, su ordine della procura di Roma, ha perquisito le sedi della Barilla a Parma, della De Cecco a Pescara e Roma, della Divella a Rutigliano (Bari), della Garofalo a Gragnano e della Amato a Salerno nell'ambito di un'inchiesta su manovre speculative che avrebbero determinato un rialzo dei prezzi alimentari a partire dal settembre 2007. Anche la sede dell'Unire (Unione industriali pastai italiani) è stata sottoposta a perquisizione.

L'INCHIESTA - Il fascicolo, coordinato dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal pm Stefano Pesci, è stato aperto un paio di anni fa su denuncia delle associazioni di consumatori. Al momento vi sarebbe un solo indagato, ma gli accertamenti potrebbero estendersi ad altri soggetti se dalle perquisizioni dovessero emergere le prove di un accordo tra le grandi aziende produttrici di pasta per determinare il prezzo che nell'ultimo biennio è aumentato quasi del 50%. Gli investigatori della Finanza sono, infatti, alla ricerca di mail, verbali di assemblea e altra documentazione relativa a questo accordo restrittivo della concorrenza. I magistrati procedono in base all'articolo 501 bis del codice penale che punisce le manovre speculative su merci

15 dicembre 2009

fonte:

lunedì 7 dicembre 2009

CHE PAURA A PENSARE CHE TIPO DI UOMINI DIVENTERANNO I FIGLI DI GENITORI COME QUESTI



LA STORIA
I genitori litigano e urlano in tribuna
«Pulcini» spaventati, partita sospesa

L’episodio è avvenuto durante la gara Affrico-Firenze Sud. La lite si è scatenata per l’eccessivo incitamento di un padre che pretendeva più cattiveria


FIRENZE - Una lite in tribuna tra i genitori; i giocatori, tutti della categoria «pulcini», età otto anni, che si spaventano e non riescono più a giocare; infine la decisione degli allenatori di ritirare le squadre dal campo. L’episodio è avvenuto durante la gara Affrico-Firenze Sud ed è stato riportato oggi dal quotidiano locale Il Firenze.

LITE IN TRIBUNA - I bambini stavano disputando la loro partita - una gara di esibizione - al campo sportivo di viale Fanti, sede della società Affrico, una delle polisportive più antiche di Firenze. Ad un certo punto, però, nel secondo tempo, genitori e parenti dei bambini hanno cominciato ad offendersi. La lite si sarebbe scatenata dall’eccessivo incitamento di un padre che pretendeva più agonismo e più cattiveria. Un suggerimento lontano dal fair play che dovrebbe valere sempre nello sport e in particolare a livello giovanile, e che ha scatenato una furibonda discussione. Anche i due allenatori in campo si sono messi a discutere. Le urla hanno talmente spaventato i bambini da inibirli nel seguire il gioco. Si sono fermati per la paura di quello che stava succedendo tra i loro familiari.

... E LA SQUADRA SI RITIRA - Uno dei due allenatori, sembra quello del Firenze Sud, ha deciso di ritirare la squadra, seguito dal collega. Oggi partirà il report alla Figc, un resoconto dovuto al termine di ogni incontro disputato sotto l’egida della federazione in cui verrà spiegato il motivo dell’interruzione della partita.

IL DIRETTORE SPORTIVO DELLA SQUADRA - «Ci vergogniamo per quanto accaduto, ma quell’invito a picchiare urlato da un anziano ai nostri bambini non ci appartiene e per rimediare abbiamo già programmata una serie di iniziative». Così il direttore sportivo della società Affrico calcio, Matteo Petrachi commenta la sospensione della gara tra i «pulcini» dell’Affrico e del Firenze Sud. «Lavoriamo con 250 ragazzi, cinque anni fa ne avevamo 50. Insegniamo a giocare e trasmettiamo valori - spiega Petrachi - per questo dico che quel gesto non ci appartiene. Da molti siamo ritenuti un esempio. La partita sarà recuperata e in quella occasione organizzeremo una festa. Ho già parlato con l’altra società e c’è l’ok: faremo entrare in campo i ragazzini tenendosi per mano, faremo il cosiddetto terzo tempo a fine gara e poi una merenda che coinvolga tutti». All’Affrico lavora come consulente Celeste Pin, ex stopper della Fiorentina e dal vivaio della società sono usciti diversi giocatori che sono arrivati al professionismo: l’ultimo è l’attaccante dell’Albinoleffe Marco Cellini che nelle ultime due stagioni ha segnato per i bergamaschi 28 reti.

07 dicembre 2009

fonte:
http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2009/7-dicembre-2009/i-genitori-litigano-tribuna-pulcini-campo-si-spaventano--1602117730095.shtml

domenica 6 dicembre 2009

Il NO B-DAY di Alessandro


Ciao cari, siccome c'è la solita guerra dei numeri (e "guerra dei numeri" è la solita frase abusata), posso dirvi che secondo me un milione non si era, ma alla manifestazione di oggi (il No Berlusconi Day per i distratti) si era almeno 350 mila a Piazza San Giovanni. Lo capisco dal fatto che mi sembrava più o meno la stessa gente dei concerti del primo maggio, ma quelli venuti bene. La piazza era colma ed ancora arrivavano cortei da via merulana tanto da camminare con difficoltà. C'è poco da dire 90 mila, la questura imparasse a contare. Oppure si fanno due pesi e due misure.

E vorrei sottolineare soprattutto il successo perchè veniva dalla gente ed era, almeno nell'organizzazione, apartitica. Inoltre è stato un successo anche contro i vertici del PD che sono collusi con lo stesso potere che sta rovinando l'Italia e che non erano presenti perchè, a detta loro, queste manifestazioni sono inutili. Invece sono utilissimi (a Berlusconi) i loro zerbinaggi. No, sono preoccupati perchè quando la protesta viene dal basso non la controlli. Perchè la Democrazia sfodera una delle armi che meglio la definiscono.

E all'affermazione di Calderoli che "se anche fossero 350 mila, gli altri 59 milioni di italiani sono con Berlusconi", basta ricordare che la Statistica è una materia seria.

La cosa bella è che ci si schiera. Come si fa a non esser d'accordo su uno che denuncia dal palco il caporalato dei braccianti che raccolgono pomodori per 2 euro al giorno trattati come bestie? Ste cose non le sentite alle manifestazioni del PDL per il semplice fatto che tolti quelli di AN gli altri sono persone che manco sanno quanto costa un litro di latte. O peggio sono dalla parte dei caporalati.

Qualsiasi italiano che non sia marcio dentro deve indignarsi che nel 2009 una persona (pure se straniera è sempre una persona) venga pagata 2 euro l'ora (quando va bene) in nero e senza la minima assistenza sociale.

Ecco perchè sono benedette queste manifestazioni.

Giustamente diceva il tizio di prima, dov'è la Chiesa? Dov'è la sinistra? Sono tutti capaci a parlare genericamente, ma bisogna denunciare, la sinistra non esiste più, ma la Chiesa deve denunciare puntualmente e non solo genericamente per quanto mi riguarda, perchè oggi come oggi conta molto di più di una sinistra che non ha i numeri per parlare alle masse.

OK, vi saluto e spero qualche politico (di tutti gli schieramenti) cominci a temere queste forme di protesta.

Alessandro

da "IL FATTO QUOTIDIANO" di oggi

MOTORE DI RICERCA ECOLOGICO



I SERVER FUNZIONANO CON ENERGIA «VERDE»

Ecosia: primo motore di ricerca ecologico
I suoi ideatori dichiarano che quasi l'80% dei profitti finanzieranno un progetto del WWF in Amazzonia


MILANO - Sarà il primo motore di ricerca ecologico e avrà come fine ultimo la protezione di migliaia di ettari di foresta amazzonica. Lunedì prossimo sarà lanciato ufficialmente a Berlino «Ecosia», il motore di ricerca che cercherà di far concorrenza al gigante Google puntando tutto sull'arma verde. Infatti, come dichiarano i suoi ideatori, quasi l'80% dei profitti ricavati da Ecosia finanzieranno un progetto del WWF in Amazzonia e ogni ricerca effettuata con il motore di ricerca ambientalista salverà in media due metri quadri di foresta pluviale. Il progetto è sostenuto anche da Yahoo e Bing e partirà nello stesso giorno in cui a Copenaghen i grandi della Terra cominceranno a discutere i problemi climatici del nostro pianeta.

PUBBLICITÀ ONLINE - Ecosia userà la stessa strategia di pubblicità online ideata a suo tempo da Google e che ha fatto la fortuna della società americana. Il sito ecologico infatti otterrà un contributo economico dagli sponsor ogni qual volta gli utenti cliccheranno sui link delle aziende pubblicizzate: «Grazie ai link sponsorizzati, i motori di ricerca guadagnano miliardi ogni anno» dichiara Christian Kroll, uno dei fondatori del motore di ricerca ecologico. «Ecosia crede che esista un modo più ecologico per usare questi enormi profitti e ritiene che questi soldi potrebbero servire a combattere il riscaldamento climatico». Secondo i calcoli di Kroll se solo l'1% degli utenti di Internet usassero (USASSE) Ecosia, ogni anno si potrebbe salvare una foresta pluviale grande quanto la Svizzera. «Impostando Ecosia come motore di ricerca predefinito si possono colorare di verde le ricerche online, ridurre le impronte di carbonio e fare la vera differenza per il pianeta» dichiara Kroll


ENERGIA VERDE - I server di Ecosia saranno alimentati a energia verde: «Rendendo le ricerche in rete ecologiche, gli utenti potranno prevenire il cambiamento climatico salvando le foreste in pericolo di estinzione» continua Kroll. Il WWF crede molto nel progetto e in comunicato afferma: «Ecosia sarà il motore di ricerca più ecologico del mondo. Ogni ricerca effettuata con Ecosia realmente proteggerà un pezzo di foresta pluviale. Se Ecosia diventa il tuo motore di ricerca, puoi aiutare l'ambiente ogni qual volta fai una ricerca». Secondo il WWF la situazione dell'Amazzonia e delle foreste pluviali in generale è davvero preoccupante. Negli ultimi 50 anni più della metà delle foreste pluviali del mondo sono state distrutte (E' STATA DISTRUTTA). Ogni anno l'attività umana contribuisce a far scomparire zone verdi che hanno in media una dimensione superiore alla superficie della Gran Bretagna. La deforestazione, infine, resta una delle principali cause del riscaldamento climatico e dell'inquinamento atmosferico

Francesco Tortora
05 dicembre 2009

fonte:
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_dicembre_05/ecosia-motore-ricerca-ecologico_9bb83530-e1ac-11de-95f6-00144f02aabc.shtml

sito Ecosia:

In rosso MAIUSCOLO grassetto le mie correzioni in italiano, sempre più questo sconosciuto...

sabato 5 dicembre 2009

CHE BEL PAESE DOVE FAR CRESCERE UN FIGLIO



L'ARRESTATO HA CONFESSATO. IL CORPO DELLA VITTIMA TROVATO IN UNA RISAIA

Lite per lo stipendio non pagato
Il datore uccide un immigrato

L’omicida è un artigiano biellese. La vittima è un senegalese di 35 anni


MILANO - Il suo corpo è stato trovato in un canale di scolo di una risaia, nel vercellese, 35 anni immigrato senegalese, entrato in clandestinità e lavoratore in nero, ucciso dal datore di lavoro dopo una lite per un compenso non pagato per tre mesi di lavoro. L’omicida, artigiano biellese, è stato arrestato reo confesso. Le indagini sono state condotte dal nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Vercelli, che hanno ricostruito la vicenda e spiegano: due giorni fa in un canale tra le risaie del vercellese, nel comune di Arborio, è stato trovato il corpo di un immigrato. Era senza documenti i militari hanno eseguito accertamenti e attraverso le impronte digitali sono arrivati a identificare il corpo: Ibrahim M.B., senegalese di 35 anni.

LA VICENDA - I carabinieri hanno rintracciato il fratello, che vive a Biella, ed è un sindacalista, il quale - spiegano i militari - ha raccontato di aver messo fuori casa Ibrahim questa estate, stanco di vederlo ubriacarsi e usare droga: non poteva più ospitare il fratello, soprattutto perchè in casa ha un figlio piccolo. Poi ha saputo che Ibrahim aveva trovato sistemazione da un artigiano di Biella. Il 35enne senegalese, infatti, si accorda con il suo datore di lavoro: vitto, alloggio, più 500 euro al mese per lavorare con lui. Il senegalese però a ottobre perde il permesso di soggiorno a causa dei suoi precedenti di polizia, quindi lavora in nero. L’artigiano continua ad ospitarlo e dargli vitto e alloggio, ma il senegalese a un certo punto decide di lasciare l’Italia, dove ormai era un clandestino e lo dice al suo datore: voglio andarmene, dammi i soldi che mi devi. Circa 500 euro per i 50 giorni che aveva lavorato. L’artigiano dice di non essere stato pagato a sua volta e di avere un po’ di pazienza. E continua a temporeggiare, ma l’immigrato una sera non vuole più aspettare e durante una cena scoppi la lite, Ibrahim impugna un coltello, ma l’altro è esperto di arti marziali, lo disarma e a sua volta afferra il coltello e colpisce più volte al torace il senegalese, uccidendolo: così l’artigiano biellese ha raccontato quella notte, il 24 novembre scorso, confessando il delitto ai carabinieri. Dopo ha caricato il corpo del senegalese sul furgoncino del lavoro, da Biella è andato nelle campagne vercellesi e nel buio e nebbia ha gettato non visto il cadavere nel canale. Dove lo hanno trovato i carabinieri di Vercelli due giorni fa. L’artigiano, F.D.O, dopo la confessione è stato arrestato.

IL SINDACATO - «E’ un omicidio che non può passare sotto silenzio» commentano in una nota unitaria i sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil di Biella. «A nostro avviso - scrivono le tre sigle - fatti di inaudita gravita’ come questo rientrano in un clima generale di imbarbarimento dei rapporti sociali, con la possibile aggravante dell’odio razziale. I diritti dei lavoratori sembrano non avere piu’ cittadinanza e se, come in questo caso, il lavoratore è extracomunitario, possono sollecitare le reazioni piu’ estreme». E per mercoledì prossimo i sindacati hanno indetto un presidio di fronte alla prefettura di Biella.

04 dicembre 2009

fonte:

giovedì 3 dicembre 2009

ALFREDO LO DICEVA, MA DA MO'!



INTERVENTO PER PRESENTARE LA SUA INIZIATIVA. E UNA CANZONE PER SOSTENERLA
«Meno carne, per salvare la Terra»
L'appello di McCartney all'Europa
L'ex Beatles lancia «Meat Free Monday» al Parlamento europeo.
«Gli allevamenti inquinano più dei trasporti»

BRUXELLES - Niente carne il lunedì. Per la salute non personale, ma del pianeta. Paul McCartney, convinto vegetariano da anni, ha lanciato una nuova e singolare battaglia ambientalista denominata «Meat Free Monday». L'obbiettivo? Contribuire a ridurre il livello di inquinamento diminuendo il consumo di carne, perché gli allevamenti sono tra i grandi responsabili dell'effetto serra. E oggi l'ha portata davanti al Parlamento europeo, con un intervento pubblico in aula, per chiedere il supporto della Ue.

IL DISCORSO E LA CANZONE - «Non mangiate carne il lunedì, aiuterete il pianeta a non morire» ha detto l'ex Beatles. Lo slogan è: «Less meat: Less heat», ovvero «meno carne, meno calore». Tra l'apertura del suo tour (il via da Amburgo, conclusione a Londra prima di Natale) l'ex Beatles ci teneva a far sapere all'Europa che non saranno solo le azioni dei governi a salvare la terra dal surriscaldamento. Anche i comportamenti dei singoli contano molto. Ridurre un po' il consumo di carne (fosse per lui dovrebbero smettere tutti, ma questo è un altro discorso). «Non sono i trasporti i cattivi - ha detto McCartney - ma l'industria della carne», L'industria del bestiame, ha ricordato, produce più gas serra di tutto il settore dei trasporti. «Ogni secondo scompaiono 6 campi da calcio di foreste. Per una fetta di carne si utilizza una quantità di acqua pari a una doccia di 4 ore. Senza contare che l'allevamento è una delle principali fonti di inquinamento delle acque», ha aggiunto. Perciò, per il bene di tutti e anche della salute («Molti studi dicono che la carne rossa fa male»), sarebbe bene stare senza carne almeno un giorno a settimana. «Diciamo il lunedì - conclude l'ex Beatles - magari dopo gli eccessi del wekend. Si taglierebbero le emissioni di un viaggio di 1500 chilometri in macchina». E per sostenere la sua campagna, McCartney ha composto anche una canzoncina, «Meat Free Monday», scaricabile (con una donazione) da una pagina web collegata al suo sito che contiene anche messaggi di sostenitori e ricette vegetariane che possono sostituire la carne. Almeno il lunedì.

03 dicembre 2009

fonte:

(e Alfredo)

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ECO-CRIMINI QUOTIDIANI



I 5 eco-crimini che commettiamo ogni giorno e che condannano il pianeta

Le speranze di tutti gli ecologisti del mondo sono rivolte verso l’imminente vertice sul clima di Copenhagen e questo appuntamento internazionale, pure fondamentale per i destini di tutti, fa passare in secondo piano la responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti dell’ambiente. E a giudicare dall’elenco degli eco-peccati che commettiamo ogni giorno, più o meno inconsapevolmente, ognuno di noi potrebbe fare molto per limitare il riscaldamento globale e l’inquinamento.

Non aspettiamo Copenhagen - Il fatto è che le decisioni che prenderanno i Grandi della terra possono portare a leggi e obblighi per tutti ma ognuno di noi, senza aspettare gli impegni di chi ci governa, può da subito fare volontariamente ciò che contribuirebbe a salvare il pianeta, e smettere di fare ciò che avvelena l’ecosistema. E in particolare sul “non fare” si è concentrata la rivista New Scientist stilando una lista dei cinque eco-crimini che ognuno di noi compie ogni giorno, nel proprio quotidiano, a partire dalla colazione.

Caffè al veleno - Una tazzina di caffè è responsabile dell’emissione di 125 grammi di CO2. Se si somma l'energia consumata per coltivarlo, raccoglierlo, trasportarlo dai paesi tropicali, infine azionare la macchina del bar, sei tazzine di espresso al giorno - dose a dire il vero esagerata pure per l'italiano medio - in un anno generano 175 kg di CO2, cioè quanto un volo Roma-Londra. Un espresso in meno al giorno rappresenta un risparmio già del 16%.

Carta igienica mangia risorse - Il secondo crimine ecologico lo commettiamo in bagno, dove un modesto cambiamento di abitudini può fare una differenza enorme. Ogni chilo di rotoli di carta igienica "riciclata al 100%", riduce di 30 litri il consumo di acqua e di 3 kilowattora quello di elettricità.

Il delitto dell’usa-e-getta - Il terzo eco-crimine sta nel guardaroba: la moda ci fa spesso comprare abiti che indossiamo per una sola stagione e poi buttiamo. Negli ultimi 15 anni la produzione mondiale tessile di abbigliamento è balzata da 40 a 60 milioni di tonnellate, ma un milione di tonnellate di vestiti semi-nuovi finiscono nella spazzatura ogni anno.

Eccesso di pulizia - Il quarto eco-reato è l'ossessione per la pulizia. In Inghilterra è stato calcolato che solo il 7,5% degli indumenti messi in lavatrice sono davvero sporchi. Una famiglia media che manda quattro o cinque lavatrici a settimana crea più di mezza tonnellata di CO2, una bella fetta dell'emissione media del cittadino europeo (10 milioni).

Cibo sprecato - Al quinto posto c’è il peccato più scandaloso ma anche il più diffuso: quello degli alimenti buttati via. Soltanto nel Regno Unito vengono cestinate ogni anno 6,7 tonnellate di cibo ancora buono. La famiglia americana media getta via il 30% degli alimenti che ha comprato al supermercato, 48 miliardi di dollari finiscono nella spazzatura ogni anno. Solo il latte fresco buttato via in Inghilterra, per essere prodotto ha creato altrettante emissioni CO2 di 10.000 automobili.

Insomma se il mondo affoga nei rifiuti la colpa è di tutti e tutti possiamo contribuire, con poco, quanto meno a limitare i danni.

3 dicembre 2009

fonte:
http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/09/12/03/5-eco-crimini.html
(
Grazie a Valerio per la segnalazione)

mercoledì 2 dicembre 2009

NON SI RENDE PROPRIO CONTO



Berlusconi: "Vado a Panama e mi mancheranno Repubblica e i pm"

02 Dicembre 2009 16:14 POLITICA

MILANO - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha iniziato il suo intervento alla conferenza Italia- America Latina con una battuta "Vado di corsa, perche' devo andare a casa, preparare le valigie per spostarmi a Panama - ha detto il premier - Certo mi mancheranno la Repubblica, l'Unita' e i Pm, ma cerchero' di sopravvivere ugualmente". Poi Berlusconi ha fatto altre battute e si e' rivolto al presidente panamense Ricardo Martinelli: "Caro Ricardo, preparami l'accoglienza" e ha aggiunto "poi in privato preparami altre attrattive che mi stanno molto a cuore". (RCD)

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martedì 1 dicembre 2009

STOP OMOFOBIA



Inseguito, l'uomo si è nascosto in un Mc Donald's ma è stato raggiunto, picchiato e insultato. Si è salvato riuscendo a rifugiarsi nell'ufficio del direttore.
Gay aggredito da tre giovani in un fast food
il pestaggio davanti a diversi testimoni
E' attesa per domani la riapertura del processo nei confronti di Alessandro Sardelli, detto Svastichella. Accusato di aver aggredito una coppia di ragazzi omosessuali, rischia dieci anni di carcere

MILANO - Si era fermato con la sua auto in una zona frequentata da uomini dediti alla prostituzione, e per questo è stato picchiato a sangue da tre ragazzi, tutti italiani di circa 25 anni, vestiti di nero, che lo hanno seguito dentro un Mac Donald's di via Rubicone, lungo la statale Milano-Meda. L'aggressione omofoba è avvenuta verso le 23 di ieri e la vittima, un italiano di 47 anni, ha raccontato alla polizia di aver notato, proprio mentre era fermo al parcheggio che si trova vicino nel piazzale del cimitero di Bruzzano, i tre ragazzi a bordo di una station-wagon.

Il gruppetto ha certo di bloccare la sua auto, accendendo i fari abbaglianti. Spaventato, l'uomo si è allontanato velocemente per trovare rifugio nel Mac Donald's. Pensando che la presenza di altre persone sarebbe bastata a farli desistere, a smettere di seguirlo. L'intento dei tre era chiaro e non si sono fermati, l'hanno comunque raggiunto e picchiato, nonostante diversi testimoni. Lo hanno buttato a terra e riempito di calci e pugni al volto, gridando insulti pesanti, omofobici. L'uomo è riuscito a liberarsi solo entrando nell'ufficio del direttore del fast food. Gli agenti della Questura stanno cercando di risalire all'identità dei componenti della 'spedizione punitiva' anche attraverso le telecamere a circuito chiuso del locale.

Ripartirà domani anche il processo nei confronti di Alessandro Sardelli, detto Svastichella, il pregiudicato 40enne accusato di aver aggredito e ferito gravemente una coppia di ragazzi omosessuali il 22 agosto scorso al gay village dell'Eur, a Roma. Nell'ultima udienza, il 25 novembre scorso, il gup Rosalba Liso aveva accolto la richiesta di perizia psichiatrica avanzata dalla difesa. Sarà lo psichiatra Francesco Raimondo a valutare la capacità di intendere e volere dell'imputato e la sua pericolosità sociale. Il procedimento si era aperto il 18 novembre scorso con la richiesta da parte del pm Pietro Pollidori di dieci anni di reclusione per i reati di tentato omicidio, lesioni gravi e porto d'arma bianca. Sardelli è in carcere a Regina Coeli dal 25 agosto.

(1 dicembre 2009)

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World AIDS Day 2009

FALSA LETTERA DI MINACCIA



Finto volantino delle Br al Giornale, lo ha inviato il giornalista "minacciato"


GENOVA (25 novembre) - Ha inviato alla sede genovese del Giornale presso il quale collaborava una lettera di minacce delle Br verso se stesso. La Digos ha denunciato l'uomo, Francesco Guzzardi, per simulazione di reato e procurato allarme.

La lettera minatoria, scritta a mano e con una stella a cinque punte, era stata trovata la settimana scorsa sotto la porta d'ingresso della redazione del quotidiano. C'erano minacce nei confronti della redazione, del capo della sede Massimiliano Lussana e del giornalista collaboratore Guzzardi, «colpevoli» di aver compiuto inchieste giornalistiche sulla Valbisagno.

Guzzardi avrebbe confessato agli agenti di aver agito per far uscire allo scoperto una vicenda di minacce gravi da parte di malavitosi e di nomadi della periferia genovese della quale lo stesso giornalista e la sua famiglia sarebbero stati oggetto nelle scorse settimane.

Il capo della redazione genovese del Giornale, Lussana, nel dichiarare il proprio stupore per quanto emerso dall'indagine, ha voluto ringraziare «lettori ed istituzioni per la solidarietà e la vicinanza espresse in questi giorni al Giornale».

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SFIORANDO IL RIDICOLO



CONSIGLIO COMUNALE

«A Roma via o piazza Rosa Berlusconi»
In Campidoglio la mozione del vicecapogruppo del Pdl Siclari: «Ha contribuito al successo del figlio»


ROMA - Una via Rosa Berlusconi. A Roma. L'idea è di Marco Siclari, consigliere comunale in Campidoglio e vicecapogruppo del Pdl. E l'ha trasformata in mozione, perché diventi realtà: una strada intitolata alla mamma di Berlusconi.

«RICONOSCIMENTO» - «Abbiamo presentato in Consiglio comunale una mozione, che mi vede primo firmatario, - scrive in una nota Siclari - il cui fine è quello di valutare la possibilità di intitolare una strada o una piazza romana alla signora Rosa Berlusconi, madre del presidente del Consiglio dei Ministri. Questo vuole essere un riconoscimento non tanto alla mamma di Silvio Berlusconi, ma ad una persona semplice che grazie alla sua dedizione ha concorso a scrivere una pagina della nostra storia recente contribuendo alla decisione del figlio di scendere in campo. Una scelta questa condivisa in 16 anni da milioni di cittadini. La nostra città è la prima in Italia a voler ricordare in modo ufficiale la signora Rosa. È fondamentale infatti che non si perda il ricordo di quelle persone comuni che, con il loro coraggioso contributo quotidiano, hanno determinato una svolta del nostro paese».

30 novembre 2009

fonte:
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/09_novembre_30/mozione_pdl_roma_strada_intitolata_rosa_berlusconi-1602086217224.shtml

mercoledì 25 novembre 2009

SPORCO E' BELLO, e il sistema immunitario è più forte!



IGIENE
Bimbi sporchi più sani
Uno studio dimostra come alcuni batteri aiutano la reazione immunitaria della pelle in caso di ferit
a

MILANO - Igienisti di tutto il mondo, ravvedetevi. Germi e batteri non sono solo fonte di malanni e infezioni, ma anche un importante aiuto nel corretto funzionamento della reazione immunitaria dell’organismo. Uno studio realizzato dall’Università di San Diego e condotto sotto la guida di Yu Ping Lai ha mostrato come questo avvenga nel caso di ferite cutanee. La pelle reagisce meglio alle ferite se non è troppo pulita, se cioè la microflora è adeguatamente popolata di stafilococchi. I risultati sono stati pubblicati sull’ultimo numero di Nature Science e riproposti dal Guardian.

LA RICERCA - Le analisi, che sono state condotte in laboratorio su colture di cellule umane e di cavie, hanno permesso ai ricercatori di osservare il funzionamento della microflora della pelle in cui sono presenti alcuni stafilococchi che hanno una funzione mitigante nei confronti della reazione immunitaria in caso di tagli. Gli stafilococchi producono l’acido lipoteicoico che agisce sui cheratinociti, le cellule dell’epidermide responsabili anche dell’assorbimento della melatonina, in modo che questi evitino che il sistema immunitario reagisca in misura eccessiva all’infezione esterna producendo arrossamenti, eruzioni e sfoghi cutanei. Insomma, batteri che sono potenzialmente nocivi aiutano a regolare la risposta immunitaria evitando problematici eccessi di difesa.

IPOTESI IGIENICA – I risultati forniscono ulteriori giustificazioni scientifiche alla cosiddetta ipotesi igienica (Hygiene Hypothesis), formulata verso la fine degli anni ’80, che spiega l’alta percentuale di allergie nei Paesi industrializzati con una bassa esposizione ad agenti patogeni. La febbre da fieno e l’eczema sono per esempio due effetti collaterali di una mancata esposizione ai germi dello sporco. Il professore di Pediatria Richard Gallo, parte del team di ricerca, ha dichiarato che lo studio «fornisce una base molecolare alla comprensione dell’ipotesi igienica e porta alla luce elementi della risposta dell’organismo alle ferite cutanee che erano ignoti». Soprattutto per i bambini che hanno il sistema immunitario in formazione, un po’ di sporco aiuta a restare sani.

Gabriele De Palma
25 novembre 2009

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IL MONDO VISTO DA LE MONDE



GENIALE

MENO PANNOLINI, almeno proviamoci



Ecco il paese senza i pannolini
più bimbi in fasce, meno rifiuti

Esperimento nel Bresciano: in 4 comuni solo prodotti lavabili le mamme: non inquiniamo più e le dermatiti spariscono

CONCESIO - Il paese che non usa più i pannolini è alle porte di Brescia e all'ingresso della Valtrompia ed era conosciuto finora - tanto per mischiare il sacro al profano - per aver dato i natali a papa Montini e la cittadinanza italiana a Mario Balotelli.

Qui, adesso, nelle villette dai giardini ordinati, appena nasce un bambino, prima ancora che sulla porta venga appeso il fiocco rosa o celeste, arriva una lettera: cara mamma - dice - le rubiamo pochi minuti per proporle di entrare a far parte di un nuovo progetto. Si chiama Pannolino Amico, è gestito dall'Associazione Eva, e ha l'ambizione di trasformare Concesio in una capitale, quella della clean economy. I pannolini usa e getta costituiscono il 15 per cento dei rifiuti non riciclabili. I componenti chimici utilizzati per renderli assorbenti danneggiano la pelle dei bambini, tanto che secondo uno studio tedesco le dermatiti sono aumentate in questi anni dell'857 per cento e perfino la crescita dell'infertilità maschile viene fatta risalire all'aumento di temperatura causata dal pannolino. A ogni famiglia costano, per i tre anni in media in cui vengono utilizzati, una cifra che supera i 1.500 euro.

Da luglio sono 92 le mamme che hanno aderito e che hanno ricevuto, gratis, il kit necessario: tre mutandine e 24 pannolini di cotone, di quelli da lavare e riutilizzare. E se a convincerle sono state le assicurazioni che "non è un ritorno al passato, i pannolini di stoffa sono uguali a quelli usa e getta: semplicemente, anziché gettarli nel pattume, si mettono in lavatrice", adesso sono loro a spiegare perché non tornerebbero più indietro. L'associazione ha chiesto alle mamme di tenere un diario quotidiano per misurare le difficoltà e per verificare se la prima delle obiezioni - ci vuole troppo tempo e troppo lavoro - è fondata. Ed ecco cosa scrive Alessandra: "All'inizio ero titubante, poi ho visto che basta impratichirsi".

Luisella: "Per il mio primo figlio avevo il bidone della spazzatura sempre pieno e mi chiedevo se ci fosse un modo per inquinare di meno". Gianna: "Ho fatto il conto: servono 20 minuti alla settimana, tre minuti al giorno". Marina: "Temevo che il bambino restasse bagnato, ma non è vero". Chiara: "Mi piace toccare il cotone e sentire il profumo di pulito quando si asciuga al sole". Soprattutto, però, la dicono lunga i numeri: solo due famiglie hanno desistito.

Maria Braibanti è la ginecologa che ha ottenuto l'appoggio del comune (che ha stanziato 23 mila euro), di A2a, l'utility dei rifiuti (che, su richiesta della Regione Lombardia, allargherà il progetto a tutta Brescia), e delle farmacie. "L'ostacolo principale - racconta - è stato convincere le nonne e i mariti. Per la generazione del '68 quella dei pannolini usa e getta è stata una conquista e questo sembrava un ritorno al passato, verso la schiavitù dei lavori domestici. I mariti, invece, erano preoccupati che i panni dei bambini, in lavatrice insieme a tutti gli altri, sporcassero le loro camicie. L'esperienza ha mostrato che tutte e due le preoccupazioni erano infondate".

Prima di allargare l'esperimento a tutto il paese, Eva aveva testato il progetto su cinque mamme "difficili": con tanti figli, senza aiuti domestici, con un marito che mai cambierebbe un pannolino, impegnate nel lavoro, e sono state loro le testimonial più convincenti. Spinta da una direttiva europea che impone la riduzione dei rifiuti, favorita da una maggiore attenzione a quello che fa bene al corpo, aiutata dalla crisi economica, la campagna sull'uso dei pannolini lavabili si sta diffondendo in tutta Italia. Partita da Reggio Emilia, dall'Associazione famiglie numerose, ha visto realizzarsi progetti diversi: dal Trentino, dove i pannolini di stoffa vengono regalati, al Modenese, dove viene versato un contributo per l'acquisto, e al comune di Camigliano, in provincia di Caserta, che ha deliberato uno stanziamento pro-pannolini di stoffa. La Provincia di Torino garantisce sconti del 50% per l'acquisto di quelli lavabili mentre a Vico Equense, nel Napoletano, viene distribuito gratis il kit pannolino più mutandina. Così l'ecopannolino si fa strada.

Cinzia Sasso

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