venerdì 31 luglio 2009

SENZA TESTA, SENZA CERVELLO, SENZA COSCIENZA

Vibo Valentia, 14:58

INCENDI: SEDICENNE DENUNCIATO, AI CC "MI PIACE IL FUOCO"
Uno studente di 16 anni e' stato denunciato dai carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia con l'accusa di incendio doloso. Il fatto e' avvenuto a Briatico, un comune turistico sulla costa vibonese. I militari dell'Arma hanno sorpreso il giovane nei pressi della strada provinciale con un accendino in mano mentre dava fuoco ad una vegetazione estesa su un terreno demaniale di circa 3.000 metri quadrati. Alla vista dei militari, che nel frattempo hanno chiamato i vigili, il ragazzo, che era arrivato a bordo di un motorino, si e' arreso e per nulla pentito del gesto, senza nessuna esitazione e quasi fiero, ha dichiarato di aver compiuto l'insano gesto per assecondare la propria passione per il fuoco. Denunciato alla Procura dei Minorenni di Catanzaro, e' stato accompagnamento ed affidato ai genitori. Le fiamme fortunatamente non hanno arrecato danni a persone e, grazie all'intervento delle forze dell'ordine, e' stato anche il rischio che potessero propagarsi alle abitazioni presenti nella zona. I militari stanno indagando per appurare se altri incendi appiccati nella zona siano da ricondurre alla stessa mano.

Per colpa di deficienti come questo milioni di animali e migliaia di esseri umani muoiono bruciati nel fuoco ogni anno in tutto il mondo. Come cazzo fa a non smuoverti la coscienza, come cazzo fai a dormi' la notte.

Col rischio di sembrare una vecchia brontolona, i ragazzi di oggi non hanno più genitori in grado ne' di educarli ne' di fargli capire la differenza fra il bene e il male. Ma che cazzo di risposte sono?

Comportamento specchio del degrado della nostra educazione...

LA SCRITTA SUI MURI DEL GIORNO - 31 luglio 2009


.:: RETTILIANI ::.



...


Napoli L’uomo di 73 anni è affogato davanti a «Mappatella beach», nel centro della città
Sotto l’ombrellone accanto a un morto
L’indifferenza dei bagnanti: c’è chi spalma la crema e chi si tuffa


Il cadevare di Antonio Sommaripa nella spiaggia della Mappatella
C’è un ombrellone rovesciato sulla battigia sotto il quale è adagiato il cadavere di un uomo interamente coperto da un lenzuolo e da un asciugamano. A un paio di metri, una borsa e una sedia da bar vuota. Siamo sulla cosiddetta Mappatella Beach, pieno lungomare di Napoli, su via Caracciolo, dove ai napoletani piace fare il pic nic.

Quel che è successo, si può anche raccontare dopo, ma sono le fotografie a colpire per prime. Intorno al corpo senza vita, c’è una spiaggia estiva moderatamente affollata: una donna dalla schiena abbondante di pieghe che spalma la crema sulle spalle di una signora con cappellino bianco, un gruppetto di uomini che sembra chiacchierare le mani incrociate sul dorso, chi continua a prendere la tintarella, chi si sistema sulla sdraio, chi stende il suo telo sulla sabbia, chi si bagna i piedi, chi legge, un ragazzino che corre a tuffarsi nel mare calmissimo. C’è anche un cane accucciato dietro una sedia. Agghiacciante normalità da solleone. Normalità con morto. Solo un bambino e un anziano poco distanti gettano uno sguardo a quell’uomo disteso sotto il lenzuolo, con un’aria di attesa, le mani sui fianchi.

Il resto sono occhi che guardano altrove, anzi che fanno di tutto per evitare di incrociare l’immagine della morte così sfacciatamente immobile. O forse no, non evitano niente, non la vedono e basta. L’ombrellone rovesciato li aiuta a schermare uno scandalo tanto intollerabile. L’uomo aveva 73 anni, si chiamava Antonio Sommaripa, abitava nel quartiere Miano e in mattinata i bagnanti hanno visto galleggiare il suo corpo (che per quanto ne sapevano poteva essere ancora in vita) su quell’innocuo e piccolo specchio d’acqua chiuso dagli scogli, dove dicono che non annegherebbe neanche un bambino lasciato solo. Invece di soccorrerlo, hanno preso un telefonino e hanno chiamato il 118, perché ci pensassero i medici del Pronto Soccorso a fare il possibile (l’impossibile).

Solo dopo, qualcuno ci ha ripensato e ha deciso di trascinarlo a riva. I medici non hanno potuto che constatarne il decesso per annegamento. Niente bagnini, sulla spiaggia centrale di Napoli? Niente bagnini, a quanto pare. Ma soprattutto, nessuna pietà sulla spiaggia centrale di Napoli? Nessuna pietà. A giudicare dall’agghiacciante normalità di quelle scene, dove nulla riesce a turbare i sacri rituali preagostani, un morto vale una sedia vuota, una borsa abbandonata, un cestino dei rifiuti. Rifiuto esso stesso, se si può continuare a leggere un libro o il giornale con un cadavere a due passi, se si riesce ad aprire un tubetto per spalmarlo sulle spalle arrossate dell’amica, se si può rimanere sdraiati pancia all’aria e gambe divaricate ad abbronzarsi.

Neanche i sassi che circondano la Mappatella Beach sembrano capaci di tanta indifferenza di fronte a un uomo morto. C’è una famosa poesia di Ungaretti, intitolata «Veglia», in cui un soldato evoca una nottata di guerra del ’14 passata a fianco di «un compagno / massacrato / con la sua bocca / digrignata / volta al plenilunio / con la congestione delle sue mani»: ricorda che in quella notte, disteso a fianco della morte («penetrata nel mio silenzio »), non si è sentito mai «tanto attaccato alla vita» e ha cominciato a scrivere «lettere piene d’amore». Ci vuole il massacro di una guerra per avere tanto rispetto della morte, e perciò della vita? O lo si può avere non solo sotto il plenilunio ma nel solleone, non solo al fronte ma anche su una spiaggia, non solo in divisa ma anche in costume da bagno? Con le pance sporgenti, con le gambe adipose? Insomma, in tempo di pace. E di benessere.

Paolo Di Stefano
31 luglio 2009




mercoledì 29 luglio 2009

LA SCRITTA SUI MURI DEL GIORNO - 29 luglio 2009


.:: IL FAN ::.


FAME FAME FAME

NON RIESCO A TROVARE UN TITOLO SENZA INSULTI


Il caso È accaduto a Madonna di Campiglio.
Allatta a pranzo, l'hotel la allontana
Cardiologa: un paio di minuti, ero discreta.
Il direttore: proteste dei clienti



Un gesto naturale come quello dell'allattamento — compiuto, tra l'altro, con rispetto e discrezione — crea ancora turbamenti e riprovazioni. Nell'anno 2009, in epoca di esibizionismi senza confini, un direttore d'albergo chiede alla mamma di «nascondersi», mentre nutre il suo piccolo al seno. «Non è colpa mia se qualche cliente ha protestato», dice.

Ma è la lettera al Corriere di una signora di Bergamo a segnalarci la «discriminazione» subita durante una breve vacanza a Madonna di Campiglio, sulle Dolomiti di Brenta. Poche righe per raccontare l'episodio e manifestare il suo disappunto, con una chiusa amaramente ironica: «A scanso di equivoci, accanto ai cartelli Vietato Fumare e Animali domestici ammessi, sarebbe opportuno segnalare Qui, i bambini allattati al seno non possono mangiare. Firmato, Roberta Rossini». La rintracciamo telefonicamente e, subito, veniamo a conoscenza di qualche dettaglio in più: la nostra lettrice ha trentasei anni, è cardiologa, sposata con un collega, anch'egli specializzato in cardiologia. La coppia vive a Bergamo, ha due bimbe: la maggiore di 2 anni e mezzo, la seconda di 5 mesi. «Mio marito ed io — spiega la dottoressa — viaggiando spesso per lavoro, con le nostre bimbe al seguito nel limite del possibile, ci siamo resi conto che l'accoglienza negli alberghi standard non è molto favorevole ai più piccini. Anche per questo motivo, in vista della vacanza in montagna, avevamo selezionato un family hotel, a 4 stelle. Scelta azzeccata. L'albergo di Madonna di Campiglio si è rivelato all'altezza delle aspettative, per quanto riguarda i servizi e l'attenzione ai bambini. Poi, è accaduto quell'episodio, davvero sgradevole». «Premetto — continua la signora — che non sono un'esibizionista né una femminista spinta. Anzi. Tengo al rispetto e alla sensibilità degli altri. Dunque, ero solita allattare la piccola Bianca in camera, prima di scendere al ristorante. In due occasioni soltanto, mentre eravamo già seduti al tavolo, è capitato che la bimba si mettesse a piangere. Allora, l'ho presa in braccio e, con discrezione, l'ho allattata per pochi minuti al seno; si è addormentata, l'ho rimessa nella carrozzina». Fin qui i fatti. Le rimostranze arrivano la sera successiva.

«Il maitre si è avvicinato — racconta Roberta Rossini — e, con un po' d'imbarazzo, mi ha comunicato che il direttore mi pregava di allattare altrove. Con la piccola al seno, davo fastidio a qualcuno». Da non credere, ai nostri giorni. «Siamo rimasti di stucco — osserva la dottoressa —. Tra l'altro, dopo la prima volta, non c'erano state reazioni». Fatto sta che il marito chiede spiegazioni al direttore. Risposta: «Qualche cliente si è lamentato, e dunque sua moglie d'ora in poi è pregata di allattare fuori dalla sala ristorante». La discussione si fa vivace, ma ognuno resta sulle proprie posizioni. I coniugi bergamaschi sospettano che, «dietro ai fantomatici clienti», vi sia soltanto la suscettibilità del responsabile dell'hotel. «Figurarsi — dice lei —. Quali lamentele? La seconda sera che ho allattato Bianca, accanto al nostro tavolo c'era soltanto lui, il direttore». Aggiunge: «Oggi gli hotel aprono sempre di più le porte a cani e gatti. Segno, sia chiaro, di grande civiltà. Ma non si capisce perché l'atto di allattare al seno di una madre venga considerato disdicevole». Il direttore dell'albergo di Madonna di Campiglio, interpellato dal Corriere, ribadisce la sua versione: «Ci sono state proteste, noi dobbiamo ascoltare le ragioni di tutti i clienti. In fondo, abbiamo semplicemente chiesto alla signora Rossini di spostarsi con la piccola in una saletta, a lato del ristorante».

Marisa Fumagalli

28 luglio 2009

martedì 28 luglio 2009

PER CHIUDERE LA GIORNATA IN BELLEZZA

Operazione del Gruppo Tutela Salute di Milano
Blitz dei Nas nel «frigo degli orrori»:
sequestrate 900 tonnellate di cibi avariati

Formaggi a pasta fusa adulterati, pane al funghicida, latte e yogurt conservati al caldo e altre violazioni



MILANO - Formaggi fusi adulterati con cellulosa e altre sostanze, carni scadute e in pessimo stato di conservazione, alimenti senza etichetta di tracciabilità, pane biologico addizionato con antimicotici vietati dalla legge, addirittura cioccolatini confezionati abusivamente da un'azienda di cosmetici. Questi e altri orrori alimentari sono emersi tra le molte irregolarità portate alla luce, in diverse regioni del Nord Italia, dai carabinieri del Nucleo antisofisticazione - Gruppo Tutela Salute di Milano.

NEL MILANESE - L'operazione «Cibo sicuro» ha portato complessivamente al sequestro di 900 tonnellate di prodotti alimentari e alla denuncia di circa 20 persone tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli, Liguria ed Emilia Romagna. Tra i diversi casi scoperti nel Milanese, parecchi riguardano l'adulterazione di formaggi a pasta filata, in cui finivano cellulosa microcristallina, biossido di titanio, latte in polvere e altre sostanze vietate. In due caseifici sono stati sequestrati 3,5 tonnellate di prodotti caseari in cattivo stato di conservazione e 2,7 tonnellate di formaggi con sostanze non ammesse durante la produzione. Quattro, in questo caso, le persone denunciate. Sono state inoltre sequestrate 5.200 bottiglie di bevande analcoliche prodotte in America Latina, valore 12mila euro, contenenti additivi chimici oltre il limite consentito. I militari hanno infine denunciato per frode in commercio sette persone, titolati di altrettante aziende del capoluogo lombardo e dell'hinterland, accusate di aver prodotto e commercializzato integratori alimentari a base di fermenti lattici vivi: peccato che dei fermenti riportati sull'etichetta non ci fosse traccia.

LATTE, RAVIOLI E CIOCCOLATINI - I controlli a Brescia hanno permesso di sequestrare 8mila chili di formaggio scaduti o mal conservati e di denunciare il responsabile di una ditta della zona. Nelle province di Verona e Cremona sono oltre 24mila le confezioni di ravioli freschi, per un valore di 85mila euro circa, sequestrate perché con etichette alterate. A Cremona e Parma sono 300 i chili di mozzarella sequestrati perché «sovraccarichi» di ricotta per aumentarne la resa e oltre 835mila i chili di semilavorato per mozzarelle, per un valore di 3,5 milioni di euro, sequestrati per la mancanza di tracciabilità del prodotto. Due le persone denunciate a Cremona perché sorprese a vendere prodotti caseari al discount - oltre 4mila quelli sequestrati per un valore di 10mila euro - non conservati in modo corretto. Yogurt e latte venivano conservati «al caldo», ovvero alla temperatura di 17 gradi, anziché 4. Sempre in provincia di Cremona il sequestro di oltre 26 mila confezioni di cioccolatini impacchettati abusivamente da una ditta di cosmetici, senza rispettare le norme igieniche.

PANE E UOVA - Nelle province di Genova e Torino, nella rete dei carabinieri del Nucleo antisofisticazione sono finite oltre 18mila confezioni di pane di segale integrale e farro addizionate con ortofenilfenolo, un antimicotico usato per gli agrumi. In un centro di imballaggio di uova in provincia di Treviso sono state sequestrate 40mila uova prive di etichetta regolare. In altri due stabilimenti di Trieste e Gorizia sono stati sequestrati oltre 30mila chili di prodotti caseari conservati e congelati in modo irregolare.

28 luglio 2009

dal Corriere.it


QUESTA LA MAPPA DEI CIBI SEQUESTRATI:


FIGLI DI UN'ITALIA INFAME

Il problema sollevato dalla Prefettura di Prato dove, dall'inizio dell'anno ne sono nati 412. Le nuove norme sulla sicurezza rendono i riconoscimenti molto difficile per i genitori.
Prato, allarme sui figli dei clandestini
"Diventeranno bambini invisibili"
I padri non possono fare la denuncia perché rischiano l'arresto per clandestinità. Le madri potrebbero ma dopo sei mesi corrono gli stessi rischi.
di VLADIMIRO POLCHI



ROMA - Bambini invisibili. Neonati sottratti a ogni controllo di legalità e sconosciuti all'anagrafe. Migliaia di figli d'immigrati irregolari, senza identità. A lanciare nuovamente l'allarme sull'impossibilità per i genitori senza permesso di soggiorno di riconoscere i propri figli al momento della nascita è Giovanni Daveti, funzionario responsabile per gli affari che riguardano la comunità cinese alla prefettura di Prato. "Nel pacchetto sicurezza - spiega Daveti al Tirreno - è inserita una norma che obbliga i clandestini a mostrare il permesso di soggiorno negli atti di Stato civile. Attualmente non abbiamo alcuna circolare che ci spieghi come comportarci nel dettaglio: dall'8 agosto, quando entrerà in vigore la legge, noi avremo neonati che non potranno essere riconosciuti dai genitori, se entrambi clandestini. L'unica via praticabile sembra quella di affidarli ai servizi sociali. Solo nei primi sei mesi del 2009 a Prato sono nati 412 bambini in questa condizione".

Al centro della polemica torna dunque la nuova legge sulla sicurezza. In particolare l'articolo 1 comma 22, lett. G, che introduce l'obbligo per il cittadino straniero di esibire il permesso di soggiorno in sede di richiesta di provvedimenti riguardanti gli atti di stato civile, tra i quali sono inclusi anche gli atti di nascita. Vengono invece esclusi da quest'obbligo gli atti "inerenti all'accesso alle prestazioni sanitarie e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie". Insomma almeno il pericolo di medici-spia e presidi-spia è stato scongiurato.

Rimane il fatto che l'ufficiale dello stato civile non potrà ricevere la dichiarazione di nascita né di riconoscimento del figlio naturale da parte di genitori stranieri privi di permesso di soggiorno.

Qui interviene però il Testo unico sull'immigrazione (articolo 19, Divieti di espulsione e di respingimento), che prevede permessi di soggiorno per maternità, ovvero concessi alle donne irregolari che, essendo incinte, hanno bisogno di essere sottoposte a cure e visite mediche. Tale permesso di soggiorno copre l'intera durata della gravidanza e i primi sei mesi di vita del bambino, non consente di lavorare e non è rinnovabile né convertibile. Ciò significa che allo scadere del tempo previsto dal permesso di soggiorno, la madre ritorna ad essere una irregolare unitamente a suo figlio che, però, ha il diritto di andare a scuola e di essere curato.

Dunque: la madre irregolare potrà denunciare la nascita di un figlio, in quanto titolare di questo permesso di soggiorno per sei mesi. Chiaro? Non proprio. Anche questa possibilità ha dei limiti. "Primo - spiega Marco Paggi, avvocato dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione - il permesso speciale spetta solo alla madre e non anche al padre naturale, che se irregolare non potrà denunciare il proprio figlio. Secondo, il permesso di soggiorno per cure mediche raramente viene dato a una madre in assenza di un alloggio: dunque le donne senza domicilio potrebbero rimanere nella clandestinità. Terzo, chiedendo questo permesso di soggiorno speciale, le donne incinta si autodenunciano, con il rischio di venire espulse dopo i sei mesi. Tutto questo rende di fatto l'anagrafe vietata ai genitori irregolari".

Non solo. Secondo Giovanni Daveti ottenere il permesso di soggiorno temporaneo per le donne in stato di gravidanza sarà molto più difficile. "Fino ad oggi - sostiene - una donna andava dal medico e si faceva fare un certificato dove si diceva che aspettava un bambino. Questo consentiva di avere un permesso di soggiorno in genere di 6 mesi. Oggi con i medici che possono denunciare i clandestini questa prassi sarà molto più difficile. Per le donne sarà un rischio troppo alto".


(28 luglio 2009)
da Repubblica.it

DA QUI AL COPRIFUOCO IL PASSO E' BREVE


Proibito lo stazionamento che non consente la fruizione degli spazi pubblici
Ordinanza a Pordenone:
vietato fermarsi in due in strada

Il sindaco dispone una serie di misure per il decoro e la fruibilità del centro


PORDENONE - Il sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello, con un'ordinanza ha vietato gli assembramenti di due persone nel centro cittadino che ostacolano la fruizione degli spazi pubblici da parte di altri cittadini. La zona interessata è compresa fra piazza Costantini, via don Stuzo, via Rovereto e piazzale Duca d'Aosta. Nell'area del centro della città friulana, secondo le proteste delle famiglie che vi abitano, si è creata una situazione difficile a causa della presenza, sia di giorno che di notte, di gruppi di giovani che vi sostano bevendo alcolici, imbrattando muri, strade e marciapiedi, urlando o infastidendo i passanti.

ORDINANZA - L'ordinanza del sindaco vieta il consumo di bevande alcoliche in luoghi pubblici sia di giorno che di notte, a eccezione degli spazi riservati agli esercizi pubblici; e, più in generale, dispone il divieto di tutti i comportamenti che determinino il degrado dell'area e ne compromettano il senso di sicurezza. L'ordinanza prevede multe da 25 a 500 euro ed è applicata in via sperimentale fino al 31 dicembre.


28 luglio 2009

Come al solito si parte da idee giuste
per finire con soluzioni sbagliate!

venerdì 24 luglio 2009

LA SCRITTA SUI MURI DEL GIORNO - 24 luglio 2009


.:: IL CONSTATATORE ::.






ITALIANS 2



Ecco un cervello che aveva deciso di fuggie "in" Italia, costretto dalla nostra burocrazia a trasferirsi a Sidney:


Vikas senza permesso di soggiorno. Uno su 5 aspetta un anno per averlo
Scade il visto al professore indiano
E la Bocconi perde il ricercatore

Aveva accettato di fare un anno di esperienza a Stanford.
Non è più riuscito a rientrare in Italia. E ha scelto Sydney



MILANO — Vikas Kumar ha 32 an­ni compiuti da poco, una laurea in Economia e un master a Dehli, un PhD (l’equivalente di un nostro dotto­rato) a St. Louis. E ha, o meglio ave­va, un contratto in Bocconi. Un posto che in moltissimi sognano e a cui Vikas ha rinunciato, dopo 4 anni di più che onorato servizio nelle aule dell’università milanese. Tra l’entu­siasmo degli esordi e la disillusione dell’addio, i mesi di attesa per un per­messo di soggiorno che non arriva mai. A raccontare la storia di Vikas è Lo­renzo Peccati, prorettore per le risor­se umane della Bocconi. «Kumar è ar­rivato da noi quasi 5 anni fa, con un ruolo di assistant professor (ricerca­tore a tempo determinato). L’aveva­mo scelto sul Job Market, un appunta­mento annuale dove i migliori «cer­velli » vengono selezionati a livello in­ternazionale; gli abbiamo offerto un contratto di 6 anni, tra i benefit c’era la possibilità di un anno sabbatico, mantenendo stipendio e fondi di ri­cerca, da trascorrere in qualunque ateneo del mondo».

È l’estate 2008: Kumar, che ha già rinnovato una volta il permesso di soggiorno (da 2 anni, allora il massi­mo per un contratto di quel tipo), de­cide di sfruttare l’occasione. «E sicco­me è bravo, viene accettato a Stan­ford. Sarebbe dovuto rientrare alla fi­ne di quest’estate». Ma il visto, nel frattempo, è scadu­to. Da molti mesi. Nel corso dei quali la Bocconi non è stata con le mani in mano: «Grazie al decreto legge uscito a gennaio 2008, docenti e ricercatori stranieri ora possono ottenere un per­messo che copra tutta la durata del contratto. Ma l’ente che li assume de­ve iscriversi a un albo istituzionale, per poi avviare la procedura. Ebbene, l’albo è comparso sul sito del Ministe­ro dopo 9 mesi. E fino ad oggi non sono risultati di­sponibili i moduli necessari». Morale (mesta) della favola: «Vikas chiedeva notizie, e noi non potevamo far altro che rispondergli: ci stiamo lavoran­do... Penso che a un certo punto ab­bia fatto due più due. Poco tempo fa è arrivata una lettera molto gentile, con cui rende noto di avere accettato l’offerta dell’università di Sydney».

Una storia tra le tante, almeno stan­do all’indagine che la Fondazione Ro­dolfo DeBenedetti ha dedicato agli studenti stranieri di dottorato in Ita­lia. Ce ne sono tremila, e il 77% viene da Paesi extraeuropei. Arrivano ri­chiamati dalla «buona reputazione della ricerca» in Italia (43%), dalla di­sponibilità di una borsa di studio (il 54% dei non-Ue). E lottano, ogni gior­no, con la nostra burocrazia: per il permesso di soggiorno, uno studen­te su 5 aspetta più di un anno. E per avere un appuntamento in questura il 77% deve attendere oltre un mese. Con relative difficoltà nel viaggiare — che siano conferenze all’estero o vacanze in famiglia — per uno su 4. E costi non indifferenti: tra i 50 e i 200 euro, così dichiara il 68% degli in­tervistati. «Sono in Italia dal 2006 e ho già fatto due rinnovi», conferma Mark Dincecco, ricercatore all’Imt di Lucca, coetaneo di Vikas e california­no. «Per chi ha il passaporto america­no la situazione è meno grave, ma la sensazione di insicurezza c’è lo stes­so. A ottobre 2007, per il primo rinno­vo, ho aspettato quasi 10 mesi: il nuo­vo permesso è arrivato a luglio, e in settembre era già scaduto. In questu­ra la risposta era, invariabilmente, 'a Roma è tutto bloccato'. Chissà che si­gnifica... ».

A settembre, l’indagine della Fon­dazione sarà presentata in Bocconi, «a un convegno cui interverrà anche il ministro Gelmini — anticipa l’eco­nomista Tito Boeri —, con una sessio­ne su brain drain e brain gain ». Fuga e attrazione di cervelli. «Perché non solo ne arrivano pochi, ma quei pochi facciamo anche fatica a trattenerli. E ogni studente è un investimento importante: un dottorando costa, in media, 200-250 mila euro all’anno». Peccati conferma: «Bisogna pagare i docenti che vanno al Job Market, poi si invitano qui a spese nostre i candidati, e per chi viene preso c’è, di base, uno stipendio superiore a quello di ingresso di un associato». Anche per questo la Bocconi, insieme ad Assolombarda, ha deciso di sedersi a un tavolo con Comune, Questura, Prefettura, per lavorare a uno snellimento delle procedure. «La legge c’è: vogliamo solo poterla usare». Sul sito della Bocconi, alla pagina personale di Vikas, è indicata la sua «area di interesse scientifico»: strate­gie di internazionalizzazione. Non oc­corre andare a cercarlo in Australia per capire che, tra tutte le tattiche possibili, quella seguita finora dal­­l’Italia è decisamente sbagliata.

Gabriela Jacomella
24 luglio 2009

giovedì 23 luglio 2009

E BEH CERTO!


dal Corriere.it

Il cliente non ha ritirato i capi: «Mi conviene ricomprarli»
Conto salato in lavanderia, il titolare:
«Niente di strano, sono i nostri prezzi»

Replica della storica Tintoria Alberti di piazza Castello alle lamentele per lo scontrino da 614


MILANO - «Quelli sono i nostri prezzi, non c'è assolutamente nulla di strano». Così ha replicato il titolare della Tintoria Alberti, storica lavanderia milanese di piazza Castello 2, che ha presentato un conto di 614 euro per il lavaggio di 10 camicie, 2 jeans e 7 T-shirt. «Lavoriamo da 60 anni e nessuno si è mai lamentato - ha detto il titolare -. Serviamo Milano e anche Como e Varese». Il conto di 614 euro, come raccontato giovedì dal Corriere, è stato presentato ad un imprenditore che vive a Miami e che si trovava per qualche giorno ospite di amici a Milano. Quando ha visto la ricevuta, l'uomo ha preferito lasciare la biancheria lavata al negozio: «Mi conviene ricomprarla». Non si escludono sviluppi giudiziari della vicenda. Sentendo che il cliente stava valutando una causa civile, il titolare ha replicato: «Non escludiamo di andare per vie penali. Chiarire­mo davanti al giudice».

23 luglio 2009

ITALIANS

Torno su un argomento già toccato, le fughe dei cervelli all'estero.
A breve si allargerà a macchia d'olio, non saranno più solo i cervelli a darsi (vedi me e Alf)...


ITALIANS
Perché Lucia lascia un Paese opaco
Quei lavori finti e pagati (poco) a intervalli imprevedibili
di Beppe Severgnini

Ci siamo accorti che carovane di giovani italiani, bravi e istruiti, si spostano dal Sud al Nord (122mila nel 2008, secondo Svimez). Altrettanti, e altrettanto bravi, saltano un passaggio: dal Sud vanno direttamente all'estero. Dieci anni di viaggi e «pizze Italians» mi hanno lasciato pochi dubbi e molte storie tristi. Quei ragazzi non partono per imparare; partono per dimenticare. Non si tratta solo di intimidazioni e soprusi (ci sono anche quelli). È il sottobosco dei compromessi a dare la nausea. Ho chiesto a una ragazza siciliana, che chiameremo Lucia, di spiegare perché se ne va. Leggete con attenzione: è uno spaccato dell'Italia opaca, quella che molti giovani meridionali non sopportano più. «Vorrei raccontare, alla vigilia della partenza, ciò che ho passato e imparato in Sicilia, dove sono nata e cresciuta. Mi laureo a ventiquattro anni, col massimo dei voti. Borsa di studio all'estero: mi trovo bene, ma decido di tornare e cercare un lavoro. Dopo un po', lo trovo. Solo che non mi pagano subito. Dovrà aspettare circa due anni, mi dicono. Accetto: si tratta di un'istituzione importante, penso al curriculum. Per mantenermi collaboro con un ente culturale privato che ha relazioni con l'estero; non ho un contratto, le collaborazioni sono malpagate e irregolari. Poi, una buona notizia. Una società di formazione e progettazione mi offre un lavoro, mille euro mensili, 50 ore settimanali.

Si tratta di cercare e studiare bandi pubblici e redigere progetti perché vengano finanziati. Una cosa mi preoccupa: il mio contratto non riporta affatto le mie mansioni. Scopro di venire pagata col finanziamento pubblico di un altro progetto, che dichiara più figure professionali di quelle effettive. Di volta in volta risulto consulente per una mostra di fotografie; segretaria organizzativa di un progetto di recupero degli antichi mestieri; tutor in un corso di formazione. Lo stipendio arriva a intervalli imprevedibili: non so come pagare l'affitto e devo chiedere un prestito ai miei, pur lavorando tutto il giorno, tutti i giorni, anche il sabato. Ne parliamo tra colleghi: sono nauseati, ma temono di rimanere disoccupati. Mi licenzio, mi dedico nuovamente alla ricerca di un lavoro, vengo al Nord per colloqui. Non è facile, inoltre pare che io sia in un'età critica: e non ho ancora trent'anni. Continuo a cercare, a inviare e-mail, a studiare. Finalmente, una risposta: un'università inglese, ricevuto il mio Cv e un progetto di ricerca, mi offre una borsa di dottorato. Sto preparando le valigie e cerco casa. I miei fratelli, entrambi laureati, sono già emigrati. Uno lavora in Scandinavia, l'altro in Svizzera. Sono contenti».

www.corriere.it/italians

23 luglio 2009

5° SAGRA DEGLI GNOCCHI



5° SAGRA DEGLI GNOCCHI
23 - 24 - 25 - 26 LUGLIO 2009

LONGARINA
Via Luigi Pernier
00124 Roma












TANTI AUGURI ANNA


SONETTO PE' ANNA
(cognata e sorella)


Cara Anna in questo giorno
de la sagra de li gnocchi
quarantaquattro so' i rintocchi
che te senti sona' intorno

Fra li fritti e li panini
ce ne stanno de bordelli
ma però so' sempre quelli
in compagnia de 'sti burini

Mo brindamo tutti quanti
co' sta coppa de sciampagna
all'anni tua che so' tanti

Che la sorte porti via
li momenti quelli brutti
a te Anna amica mia

Vanessa

mercoledì 22 luglio 2009

TUTTO IL MONDO E' PAESE

da Repubblica.it

Henry Louis Gates Jr. stava entrando in casa sua. Rilasciato dopo "l'equivoco"
Il docente finito in manette per oltraggio è amico di molte star afroamericane

Harvard, polizia sotto accusa
"Professore arrestato perché nero"

dal nostro inviato ANGELO AQUARO



NEW YORK - Fermato dalla polizia per aver cercato di entrare in casa propria, il professor Henry Louis Gates jr, docente di letteratura americana ad Harvard, aveva più di una ragione per protestare con il sergente James Crowley del Police Department di Harvard, Massachussets. Ma il professor Gates è un nero, e il sergente Cromley un bianco. Così, di fronte al poliziotto che gli chiedeva di farsi riconoscere, il professore inviperito ha incominciato a urlare: "Perché? Mi trattate così perché sono un uomo nero". Ed è finito in manette per resistenza e oltraggio.

L'ultima, paradossale storia di razzismo, nell'America di Obama, è una vicenda che richiama allarme e disappunto. A fine serata, la magistratura di Boston, con una celerità a noi sconosciuta, ha archiviato le accuse. E un comunicato congiunto tra il professore, la città di Cambrdige e il dipartimento di polizia, come usa nelle diatribe internazionali, chiudeva il caso: "L'incidente non deve essere visto come nocivo della reputazione del professor Gates o della polizia di Cambridge. Tutte le parti concordano che questa è la giusta risoluzione di una sfortunata serie di circostanze". Letto, approvato e controfirmato.

Lo strano caso del professore nero arrestato per essere entrato a casa sua, insomma, è tutto un equivoco. O forse no. Gates, amico del Nobel nigeriano Wole Sovinka ma anche di numerose star afroamericane, da Tina Turner in giù, è un vero luminare ad Harvard, ha scritto di Shakespeare e letteratura bantu, rap e basket. Forse l'unica colpa è davvero quella di non essere molto pratico con le chiavi. Rientrando da un giro di lezioni in Cina, l'altro giorno, ha cercato di forzare la porta evidentemente difettosa, della sua nuova casa di Cambridge, prima di farsi aiutare dal suo più pratico autista. Troppo tardi: Lucia Whalen, 77 anni, una di quelle signore che contribuiscono ad abbassare la soglia del crimine in America, aveva già chiamato il 911, insospettita da quei "due uomini neri che cercavano di abbattere la porta, uno facendo anche forza con la spalla".

Quando il sergente Crowley è piombato sulla scena, ha trovato il professore sul divano di casa. "Che ci fa qui, venga fuori?". "Che ci fa lei". "Documenti, prego". "Lei non sa chi sono io". "Documenti, esca". "Ora chiamo subito il capo della polizia e lei vede". Le versioni, prima del comunicato congiunto finale, ovviamente discordano, il sergente dice che il professore gli ha dato del razzista ed è andato in escandescenze, il professore che il sergente lo ha assalito. Soltanto quando Gates, finalmente, ha seguito il poliziotto davanti all'uscio di casa, quello gli ha rinfacciato: "Grazie per aver acconsentito alla mia prima richiesta". E sono scattate le manette.

Tutto finito? Ieri sera sulla Cnn, tv non certo di destra, le news di Rick Sanchez rispolveravano la vicenda sulla vera nazionalità di Obama: perché tanti continuano a credere che non sia nato in America? Non avremo davvero un presidente nato in Africa? No, certe storie da queste parti non finiscono mai.

(22 luglio 2009)

...

GT: Allora...
PDA: mi volevi parlare?
GT: non volevo parlare, volevo dirti... che alle nove e un quarto vi passo a prendere l'autista e andiamo lì...
Ragazza: andiamo lì... poi se lui decide rimani lì...
PDA: ...e mille per la serata.
G: Mille ora già te li ho già dati... poi se rimani con lui... ti fa il regalo solo lui... ah... vedi che lui non usa il preservativo... eh
PDA: Ma non esiste una cosa senza preservativo... come faccio a fidarmi?
G: Ma... è Berlusconi...
PDA: Ma tu chi sei? Guarda che... sai quanta gente è rimasta...
G: Sai quanti esami fa lui?
PDA: Lo so, ma... sai... per noi donne è anche più bello... voglio dire... ma sentire una cosa del genere...
G: Tu puoi decidere, però lui non ti prende come escort, capito? lui ti prende come un'amica mia, che ho portato...

LA SCRITTA SUI MURI DEL GIORNO - 22 luglio 2009


.:: PATTI CHIARI ::.



mercoledì 15 luglio 2009

L'OMO E LA SCIMMIA


L' Omo disse a la Scimmia:
- Sei brutta, dispettosa
ma come sei ridicola!
ma quanto sei curiosa!
Quann'io te vedo, rido
rido nun se sa quanto!...

La Scimmia disse:
- Sfido! T'arissomijo tanto!

Trilussa

OGGI SOSTENGO


PD

ANNAMO BENE

La lingua di Trilussa e del Belli, delle loro poesie immortali, la lingua di Rugantino e del Marchese del Grillo, del Conte Tacchia e di Serafino, di film mitici come Febbre da Cavallo. Si parte da presupposti giusti, si finisce con le solite banalità razziste. 'Mbe, mo' basta, c'avete rotto er cazzo co' 'sto romanesco! Sapeste voi! Leghisti stupidi come cacche! Annateammoriammazzati, va'...


dal Corriere.it

LE DICHIARAZIONI ALL'INAUGURAZIONE DEL POLO DELLA CINEMATOGRAFIA LOMBARDA
Castelli: basta col romanesco in tv
Il vice ministro leghista: «Ascoltare attori che lo parlano in ogni contesto geografico è insopportabile»

MILANO - Basta con attori che parlano solo in romanesco: questa la provocazione lanciata dal vice ministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli, a margine della cerimonia d'inaugurazione del Polo della Cinematografia Lombarda, ricavato nell'ex manifattura Tabacchi. «Che sia un bergamasco, che sia un altoatesino o un tedesco - spiega Castelli riferendosi alle produzioni cinematografiche e televisive -, comunque parlano tutti in romanesco. È una cosa insopportabile. Dà fastidio, non tanto per una questione localistica o campanilistica, ma è chiaro - precisa - che il linguaggio è parte essenziale dei personaggi». Il nuovo Polo della Cinematografia è stato salutato dagli esponenti del Carroccio presenti. Il leader della Lega Umberto Bossi ha parlato di una «nuova Hollywood» e ha spiegato che il polo consentirà la realizzazione di film che parlano della Padania e della sua storia.

L'ESEMPIO DELLA FICTION SU PAPA GIOVANNI XXII - nel suo attacco al romanesco Castelli ha fatto l'esempio della fiction su Papa Giovanni XXIII «che era un bergamasco verace»: «Sentirlo parlare con accento romanesco - ribadisce Castelli - è sbagliato storicamente. Dà astidio da un punto di vista culturale». Per questo, secondo il vice ministro, «con l'apertura del polo cinematografico lombardo si pongono le premesse per fare un'azione culturale migliore. Quindi in ambientazioni a Milano si parli milanese».

LE REAZIONI - Le parole di Castelli hanno sollevato un vivace dibattito nel mondo politico ma anche in quello dello spettacolo. «Ancora una volta la Lega parla a vanvera su argomenti che non conosce» ha detto il capogruppo del Pd al Comune di Milano Pierfrancesco Majorino. «Il problema è fare bene il proprio mestiere, in dialetto o in lingua poco importa» è la replica di Flavio Insinna, showman romano, alle critiche di Castelli. «Io penso che Roberto Castelli non ha alcun titolo per poter intervenire su una faccenda che non lo riguarda, non lo tocca e di cui non sa nulla» è la dura replica dell'attrice Monica Guerritore alle parole dell vice ministro leghista. «Se ci fosse una fiction ambientata a Milano che riesce a rappresentare l'Italia meglio dei Cesaroni va benissimo...» ha commentato ironico il responsabile Ambiente del Pd, Ermete Realacci, originario del frusinate. Per Giuseppe Giulietti, portavoce dell'associazione Articolo21, «il problema è reintegrare il Fus (Fondo unico dello spettacolo) non la la lingua o il dialetto che parlano gli attori». Sulla stessa linea anche Luca Barbareschi, attore e deputato del Pdl,. secondo il quale «prima di questo, sarebbe bene occuparsi della riforma dello spettacolo, di fare una legge per la reintegrazione del Fus e trovare regole affinchè l'Italia possa far fronte alla invasione degli stranieri, che stanno conquistando quote di mercato italiano grazie a investimenti ingenti». Castelli non ha tutti i tori invece secondo Gabriella Carlucci. «Forse ha ragione chi dice che lo spettacolo è "romanocentrico", allora occorre mettere in condizione chi ha progetti validi di realizzarli e questo si può fare attraverso le agevolazioni fiscali» spiega la deputata del Pdl.

13 luglio 2009

QUI IL SONDAGGIO DEL CORRIERE.IT
I risultati mi lasciano sconcertata, alle 9:00 di stamane, vince il sì:

“Basta con attori che in produzioni televisive o cinematografiche parlano solo in romanesco”.
Lo ha detto il vice ministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli. Siete d’accordo?



LA SCRITTA SUI MURI DEL GIORNO - 15 luglio 2009


.: IL GINECOLOGO ::.


IERI ERAVAMO IN TANTI

lunedì 13 luglio 2009

DNA & BOX AUTO

Io non dico di arrivare ai livelli di CSI, Grissom non è credibile neanche nella finzione, figuriamoci nella realtà, per di più quella italiana. Ma in questo caso dello stupratore seriale a Roma m'è venuto in mente: MA CHE LO RACCOLGONO A FARE IL DNA SE POI NON LO CONFRONTANO IMMEDIATAMENTE CON QUELLO DI ALTRI CASI?

Siamo dovuti arrivare a quasi 20 stupri per accorgerci che il tizio era uno? E perchè c'è venuto in mente di confrontarlo? Perchè le ultime tre donne sono state violentate tutte e tre in dei box auto! Questo è stato il fil rouge, non il DNA! Il box auto!

Giusta la castrazione chimica, ma perchè non pensiamo anche ad altre lacune? E se fossimo arrivati alla conclusione che il tipo era lo stesso moooooolto prima? Le ultime donne avrebbero potuto risparmiarsi questa orribile, orrenda esperienza...

Sbaglio? Mi sfugge qualcosa?

LA SCRITTA SUI MURI DEL GIORNO - 13 luglio 2009


.:: IL VENDICATORE ::.


grazie a Simona

E IO VADO A VEDERLO



Il 19 luglio al Teatro degli scavi di Ostia Antica c'è Marco Travaglio.

Da Il Cannocchiale:

19 luglio, Ostia Antica (Rm)
Teatro Romano - ore 21

Promemoria - quindici anni di storia d'Italia

Cari amici, su proposta della Promomusic, che da mesi porta in giro le conferenze-spettacolo di Margherita Hack e Piergiorgio Orifreddi e le tournèe di Moni Ovadia, ho accettato di mettere in piedi una chiacchierata teatrale sulla storia d'Italia degli ultimi 15 anni, dal titolo "Promemoria". Lo spettacolo si sviluppa in sette quadri, intervallati da musiche eseguite dal vivo e da documenti audio.

Il punto di partenza è questo: "La prima Repubblica muore affogata nelle tangenti, la seconda esce dal sangue delle stragi, ma nessuno ricorda più niente. La storia è maestra, ma nessuno impara mai niente".

I quadro: 1992-1993. "A Tangentopoli c’erano le tangenti. Tre o quattro quadretti di storie spicciole per dare l’idea di che cosa fu il più grave scandalo di corruzione della storia d’Europa".

II quadro: 1992-1993. "Tangentopoli non era solo a Milano, ma anche a Venezia, Torino, Napoli, insomma in tutt'Italia. Qualche altra storia e qualche conto finale dei costi della corruzione che s'è mangiata la Prima Repubblica".

III quadro: 1993. "Milano-Palermo andata e ritorno. Mentre l’Italia è squarciata dalle stragi di mafia e Riina finisce in galera, uno stalliere fa la spola tra Palermo e Milano e un manager fa la spola tra Milano e Palermo. Poi nasce Forza Italia e, in tre mesi, prende tutto".

IV quadro: 1994-1996. "Una storia troppo italiana. Silvio Berlusconi e la banca Rasini, Licio Gelli, i decreti Craxi, le mazzette a giudici e politici, la Mammì, il mausoleo, il primo governo-vergogna…".

V quadro: 1996-2001. "La sinistra dell’inciucio: le leggi ad personas, il cimicione, la Bicamerale dei ricatti, il ritorno del piano di rinascita della P2, l’impossibilità del cambiamento".

VI quadro: 2001-2006. "La bolla delle balle. Cinque anni di regime berlusconiano: bugie, gaffes, vergogne, epurazioni, leggi ad personam, impunità".

VII quadro: 2006-2007. "Il ritorno del centrosinistra, una coa(li)zione a ripetere. Il replay dell’altra volta: Mastella, l'indulto, le leggi vergogna bipartisan, la Cia e il Sismi, la base di Vicenza, le scalate bancarie, la guerra alla stampa e ai giudici, l'Italia dell'eterno Gattopardo".

EPILOGO: "Come siamo, come eravamo e come saremo. Avanti il prossimo: se non vi son bastati Andreotti, Craxi, Berlusconi e D'Alema, ora magari arrivano Lele Mora, Fabrizio Corona, Flavio Briatore e Luca di Montezemolo. Eppure L'Italia ha conosciuto anche grandi momenti, grandi cambiamenti e grandi uomini..."

Le date le troverete via via negli appuntamenti del sito. Per qualunque informazione vi potete rivolgere alla PromoMusic sas, Via dalla Volta 21, 40131 Bologna.

Tel 051-313530
www.promomusic.it

Vi aspetto!
Marco Travaglio

E IO LO VOTO


dal blog di Beppe Grillo: http://www.beppegrillo.it/

12 Luglio 2009
Beppe Grillo candidato alla segreteria del PD



Il 25 ottobre ci saranno le primarie del PDmenoelle. Voterà ogni potenziale elettore. Chi otterrà più voti potrà diventare il successore di gente del calibro di Franceschini, Fassino e Veltroni. Io mi candiderò. Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini. Una sinistra senza programmi, inciucista, radicata solo nello sfruttamento delle amministrazioni locali. Muta di fronte alla militarizzazione di Vicenza e all'introduzione delle centrali nucleari. Alfiere di inceneritori e della privatizzazione dell'acqua. Un mostro politico, nato dalla sinistra e finito in Vaticano. La stampella di tutti i conflitti di interesse. Una creatura ambigua che ha generato Consorte, Violante, D'Alema, riproduzioni speculari e fedeli dei piduisti che affollanno la corte dello psiconano. Un soggetto non più politico, ma consortile, affaristico, affascinato dal suo doppio berlusconiano. Una collezione di tessere e distintivi. Una galleria di anime morte, preoccupate della loro permanenza al potere. Un partito che ha regalato le televisioni a Berlusconi e agli italiani l'indulto.
Io mi candido, sarò il quarto con Franceschini, Bersani e Marino. Partecipo per rifondare un movimento che ha tolto ogni speranza di opposizione a questo Paese, per offrire un'alternativa al Nulla.
Il mio programma sarà quello dei Comuni a Cinque Stelle a livello nazionale, la restituzione della dignità alla Repubblica con l'applicazione delle leggi popolari di Parlamento Pulito e un'informazione libera con il ritiro delle concessioni televisive di Stato ad ogni soggetto politico, a partire da Silvio Berlusconi. Temi troppo duri per le delicate orecchie di un Rutelli e di un Chiamparino. Ci sono milioni di elettori del PDmenoelle che vorrebbero avere un PDcinquestelle. Con questo apparato affaristico e venduto non hanno alcuna speranza. Il PDmenoelle è l'assicurazione sulla vita di Berlusconi, è arrivato il momento di non rinnovare più la polizza. Arrivederci al 25 ottobre!

Ps. Domani la diretta di Passaparola, la rubrica di Marco Travaglio, sarà alle ore 15.00 anziché alle ore 14.00



-------------------- AGGIORNAMENTO --------------------

da Repubblica.it

Grillo chiede l'iscrizione al Pd
Ma il partito: "Non ha i requisiti"


Il comico deve prendere la tessera per correre alle primarie.
Migliavacca: "Improbabile, non gliela daremo".

martedì 7 luglio 2009

SE NON LO CACCIANO DALL'EUROPA, ME NE VADO IO

Nessuno ha aperto gli occhi alle prime avvisaglie, quando il cretino propose vagoni dedicati ai cittadini milanesi e vagoni separati per gli extracomunitari? I soliti italiani assuefatti a delle notizie che in altre parti del mondo farebbero impallidire! Ormai ci beviamo tutto, tanto, peggio di così... Ebbene, ecco una sua nuova esibizione.


da Repubblica.it

Ecco cosa canta il deputato leghista Matteo Salvini alla Festa di Pontida 2008
Se questo è un parlamentare

Il signore nel video, col bicchiere di birra in mano alla festa di Pontida 2009 è Matteo Salvini, 36 anni, deputato alla Camera, parlamentare europeo e capogruppo della Lega Nord al comune di Milano (quello che proposto i vagoni della metro separati per gli extracomunitari).

GUARDA IL VIDEO

I fan gli fanno il coro personale di benvenuto e, poi, tocca a lui intonare una canzone. Non ci pensa un attimo e parte col repertorio tipico: "Senti che puzza, scappano anche i cani. Sono arrivati i napoletani...". Poi, alza il bicchiere e insiste: "Son colerosi e terremotati... Con il sapone non si sono mai lavati...". Intorno tutti cantano infervorati e contenti. Nessuno ha un ripensamento. Meno di tutti, appunto, Matteo Salvini, parlamentare della Repubblica italiana... Parlamentare?

Ps. Adesso qualcuno dirà che è solo un comportamento privato.

(7 luglio 2009)

NOTTE BIANCA CONTRO LA LEGGE BAVAGLIO


il cannocchiale:

http://antefatto.ilcannocchiale.it/post/2286443.html

facebook:
http://www.facebook.com/home.php#/note.php?note_id=117795923293&ref=nf

facebook:
http://www.facebook.com/home.php#/event.php?eid=97635600546&ref=nf

LA SCRITTA SUI MURI DEL GIORNO - 7 luglio 2009


.:: IL LATINISTA ::.




grazie a Simicia

OGGI A PARLARE PER ME SONO I VESCOVI

Mi aspettavo una rivolta della Sinistra (mera illusione), invece a chiedere la sanatoria per le badanti sono di nuovo i cattolici!

da Corriere.it

Politica
Lo ha detto Mons. Sigalini, segretario della commissione episcopale per le Migrazioni
Vescovi: «Sì alla sanatoria per le badanti»
«Bisogna riconoscere loro dignità e apprezzamento:
sono struttura portante dell'assistenza alle persone»


(Ansa)
CITTÀ DEL VATICANO - I vescovi italiani stanno dalla parte delle colf e delle badanti, anche di quelle clandestine, che assicurano assistenza e cura a molti anziani italiani. Quindi appoggiano il «Sì» a una sanatoria «perché c'è da sistemare una situazione che va avanti da tanto tempo». È quanto afferma Domenico Sigalini, segretario della commissione episcopale per le Migrazioni della Conferenza episcopale italiana. «Bisognerà - aggiunge - operare tante sanatorie, con cautela, riconoscendo a queste persone dignità e apprezzamento per il loro lavoro poiché sono struttura portante dell'assistenza alle persone».

PROBLEMA DA ANALIZZARE CON CURA - «Sono d’accordo con la proposta del ministro Giovanardi» di una sanatoria per le colf e badanti anche se il «problema delle badanti è un problema che va analizzato con molta cura, perché nella mia vita diocesana colgo persone che sono contentissime della dedizione che hanno queste badanti e altri che invece si sentono derubati e frustrati». Il segretario della commissione episcopale per le Migrazioni della Conferenza episcopale ha aggiunto che «se lo Stato prendesse a cuore questo tipo di servizio e lo qualificasse anche attraverso dei corsi preparatori per dare professionalità a colf e badanti, potrebbe essere un’ottima integrazione all’assistenza domiciliare. Questo permetterebbe di superare alcune rigidità dovute al reato di clandestinità». In conclusione, il vescovo si dice "d’accordo" con Giovanardi "evidentemente facendo anche qui una scelta di tipo alto e professionale e di non far intrufolare altri elementi che distorcono questo servizio. E’ chiaro che bisogna mettersi attorno a un tavolo e discuterne bene».

06 luglio 2009

lunedì 6 luglio 2009

FEDERICO

Mezza giustizia:
http://www.corriere.it/cronache/09_luglio_06/poliziotti_condanna_aldrovandi_da4c5380-6a4c-11de-801a-00144f02aabc.shtml

Il BLOG della famiglia:
http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it

LA SCRITTA SUI MURI DEL GIORNO - 6 luglio 2009


.:: LO STALKER ::.



grazie a Simicia

QUANTO MI COSTA UN TUFFO NEL (MIO) MARE

Signore e signori, altro record negativo per il Lazio.

La settimana scorsa io e Alfredo siamo stati a Fiumicino, era il 29 giugno, abbiamo pensato di trovare meno folla sulle spiagge, non essendo San Pietro e Paolo i santi patroni di tale comune! Volevamo prendere un po' di sole e farci un tuffo nelle acque torbide del litorale. Abbiamo steso i nostri asciugamani arcobaleno del "Settimo Cielo" e ci siamo sdraiati. La sensazione lungo la schiena di fare qualcosa di illegale, o meglio, di sapere di essere nel giusto, ma avere il presagio che qualcosa sarebbe andato comunque storto, l'abbiamo avuta dal primo momento. Infatti ci siam detti: "Vedrai che ci cacciano"!

Dopo circa un'oretta un ragazzo viene a chiudere un ombrellone e, quasi vergognoso, ci chiede: "Ragazzi, ce lo avete il biglietto?" E noi: "Quale biglietto?" "Dovete pagare 5 euro per stare qui".

Vi premetto che non sembrava l'entrata di uno stabilimento, ma un muretto con un'entrata libera, ma anche lo fosse stato, non averebbero avuto comunque il diritto di cacciarci, per di più quella spiaggia manco è lunga 10 metri, quindi eravamo sicuramente nell'area consentita.

Ho raccontato l'accaduto ad Alessandro, e mi ha detto: "E non siete andati dai Carabinieri?". No, maledetti noi, non l'abbiamo fatto. Un po' per non rovinarci una delle poche giornate che ci sono concesse senza stralavoro, un po' per il timore che neanche le forze dell'ordine sappiano bene di cosa si stia parlando. La prossima volta vado dritta in caserma, proprio stamane Alessandro ci ha inviato questo:

dal Corriere.it:

Ticket d’estate
La legge sul mare gratis?
Violata da 4 bagni su 5

Biglietti per accedere al bagnasciuga. Le peggiori sono Liguria e Lazio.
I Verdi: pochi e maltenuti i litorali liberi.


Ma il mare è di tut­ti? Sì, forse, dipende. Il mare è di tutti, ma in Italia non in tutte le Regioni costiere ci si può arri­vare liberamente. Nel senso di scendere a riva, sostare, passeg­giare, farsi un bagno, senza es­sere costretti a metter mano al portafogli. La legge dice che sì, certo che si può, ci manchereb­be, la Finanziaria 2006 obbliga i gestori degli stabilimenti bal­neari a consentire l’accesso gra­tuito alla battigia anche finaliz­zato alla balneazione. Ma poi ogni estate la guerra del mare gratuito ricomincia. È tutto scritto in un dossier dei Verdi: degli oltre 7.000 chi­lometri di spiagge italiane più del 45 per cento è reso inacces­sibile dal cemento e dagli stabi­limenti. Ma, cosa ancora più grave, solo 2-3 gestori di stabili­menti balneari su dieci, nelle re­gioni tirreniche e in alcuni trat­ti della costa abruzzese, consen­tono l’accesso gratuito ai ba­gnanti per arrivare al mare. Gli altri fanno pagare l’ingresso. «Abbiamo già ricevuto centina­ia di proteste - dice Angelo Bo­nelli dei Verdi -. La norma del 2006 è quasi completamente disattesa. Ma c’è di più: quel­la stessa norma obbligava le Regioni a fare un piano per il riequilibrio delle zo­ne in concessione e delle aree destinate a spiaggia libera. Nessuna l’ha fat­to».

Dov’è soprattutto che o paghi o ti cacciano via, pure in malo modo? In Liguria (75 per cento), Lazio (75 per cento), Campania (70 per cento), Toscana (65 per cen­to), Abruzzo (60 per cento). Nel dossier si citano luoghi e prez­zi. Pontecagnano (Salerno): si paga 3 euro per entrare nei lidi. «Prima succedeva, è vero, ma da un paio di anni non è più co­sì - si sorprende il capo della guardia costiera Sandro Deside­rio -. Noi controlliamo con due squadre al giorno, segna­lazioni non ne abbiamo avu­te, e comunque a Pontecagna­no ci sono molte spiagge libe­re». Ecco, appunto, le spiagge li­bere. Se ce ne fossero di più, se non fossero lontane, ma al­ternate agli stabilimenti, e se fossero tenute pulite invece di essere una discarica a cielo aperto, lo scenario cambie­rebbe. Invece sono poche, di­slocate male, e sporche. «Da noi o ci sono le rocce o c’è un grave problema di erosione della spiaggia - spiega Michele Bonomo presidente di Legambiente Campania -. Quello che man­ca è una pur minima pianifica­zione, per rendere fruibili le po­che spiagge libere esistenti, che invece sono abbandonate».

Sorrento, lì ci sono solo roc­ce e palafitte sul mare gestite dagli stabilimenti balneari: chie­dere di arrivare al mare senza pagare, manco a parlarne. Pre­go, sborsare dai 5 ai 10 euro. Vi­co Equense, poco lontano. Più spiagge, ma stessi problemi. «Sono anni che ogni estate scoppia questa polemica - si difende Riccardo Scarselli, pro­prietario di uno degli stabili­menti balneari più rinomati di Vico Equense, il Bikini, e presi­dente onorario del Sib, il sinda­cato italiano balneari -. Se mi chiedono di entrare non nego l’accesso, ma poi è lo stesso ba­gnante a rendersi conto che è assurdo. Che può fare? Il ba­gno, si asciuga un po’ in quei cinque metri di battigia conces­si dalla legge e se ne va. Che ci viene a fare qui? Qui si viene per avere dei servizi. Il punto è un altro: io chiederei ai Comuni di avere più spiagge libere».

Fregene, Ostia. Ci sono solo stabilimenti e bisogna pagare, dai 4 ai 10 euro. «A Ostia abbia­mo fatto una ricognizione - racconta Cristiana Avenali, di Legambiente Lazio -. Su 54 sta­bilimenti solo 13 hanno consen­tito l’accesso ai nostri volonta­ri». Saliamo ancora. Livorno? Qui i prezzi salgono: da 10 a 15 euro per l’ingresso. «Solo stabi­limenti, in città. La spiaggia li­bera sono lembi, francobolli - ironizza Gabriele Volpi, respon­sabile della campagna Mare Li­bero -. Abbiamo fatto di tutto, esposti alla magistratura, diffi­de, ma il Comune dice che da noi per ragioni di morfologia della costa la legge del 2006 non è applicabile». A Genova, s’infervora Stefa­no Salvetti di Adiconsum. Lui questa battaglia la conduce da tempo e non molla. «Su Corso Italia, in città, ci sono cento me­tri di spiaggia libera, altre zone sono abbandonate e chiuse da cancellate, il resto solo stabili­menti, che poi sono baracche, dove si paga l’ingresso da 5 a 7 euro. La prima spiaggia libera vera è a 20 chilometri. Abbia­mo aperto un tavolo di concer­tazione che non ha portato a nulla. E si continua a pagare».

Mariolina Iossa
06 luglio 2009


PS: lo stabilimento era "La Perla". Ieri invece siamo stati alla Buca, a Ostia, che contrariamente a quanto fa pensare il nome è carino e accogliete. Entrata libera, docce funzionanti, chiosco per bibite e caffè, servizi igienici gratuiti. Musica raggae.

Qui, sempre dal Corriere.it, la mappa delle spiagge italiane e le percentuali delle regioni peggiori. Col 75% di accessi negati troviamo proprio Lazio e Liguria.



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domenica 5 luglio 2009

LA SCRITTA SUI MURI DEL GIORNO - 5 luglio 2009

.:: IL RASSEGNATO ::.


SPORCO NEGRO

A bilanciare la buona notizia su Roma, eccone una che annulla non solo quella, ma anche le prossime 100.

Da
Repubblica.it

Aggressione razzista a Monteverde Nuovo, uomo del Congo picchiato e derubato

Aggressione razzista nel quartiere di Monteverde Nuovo a Roma. Un uomo del Congo è stato selvaggiamente picchiato da tre italiani, in via di Donna Olimpia, al grido di "sporco negro, noi facciamo la volontà del governo, dovete tornare a casa vostra". Il fatto è avvenuto giovedì pomeriggio.

Il congolese stava distribuendo volantini quando dalle finestre di una palazzina alcune persone lo hanno insultato per il colore della sua pelle. Mentre si allotanava spaventato, dalla palazzina sono usciti tre uomini, tutti italiani tra i 30 e i 50 anni, che lo hanno rincorso. Raggiunto lo hanno bloccato e picchiato, ferendolo al volto. Poi lo hanno derubato del passaporto e dei soldi che aveva in tasca.

L'uomo ha chiamato, poco prima delle 15, il 113 raccontando di essersi nascosto in un palazzo di via di Donna Olimpia dopo l'aggressione. All'arrivo degli agenti della polizia di Stato gli aggressori si erano già dati alla fuga mentre l'uomo è stato soccorso dal personale del 118 ed accompagnato in ospedale dov'è stato dimesso con sette giorni di prognosi per un trauma cranico e una ferita al sopracciglio sinistro.

Il congolese è un rifugiato politico in Italia dal 2004, si è sposato in Italia, vive a Roma e ha una bambina di pochi anni. Ha raccontato ai poliziotti che stava distribuendo volantini pubblicitari citofonando agli inquilini della zona quando un cinquantenne infuriato per essere stato disturbato durante il riposino pomeridiana lo ha prima pesantemente insultato dalla finestra e poi è sceso e gli ha rotto una bottiglia in testa. Successivamente sarebbe stato raggiunto da altri due italiani che lo hanno continuato a picchiare.

Il sindaco Gianni Alemanno ha dichiarato: "L'insulto razziale offende persino più della violenza fisica. Indubbiamente quello che rende grave l'aggressione a Monteverde non è tanto l'entità delle lesioni riportate, quanto l'idea che nella nostra città si aggirino personaggi che odiano e assalgono in base al colore della pelle. Esprimo piena solidarietà alla vittima di questa aggressione razzista e chiedo agli inquirenti un'indagine approfondita per individuare e punire i responsabili".

(04 luglio 2009)