mercoledì 30 settembre 2009

RIFIUTI - SVILUPPIAMO UNA COSCIENZA COMUNE

Ciao a tutti.

Riporto qui alcuni consigli di Luciano, che informandosi e modificando le sue abitudini (in meglio) è riuscito a diminuire le buste di immondizia prodotte da 4 a 1 al mese.

- Non chiedete le buste di plastica al supermercato, portatevi le sporte in cotone o iuta, in questo sito trovate anche consigli per farle in casa:
http://www.portalasporta.it/
In homepage trovate un contatore che corre all'impazzata, sono le buste di plastica che stiamo consumando in tempo reale, mette un po' d'angoscia, ma fa aprire gli occhi.
E, come riportavano sul documentario sugli oceani, "i sacchetti uccidono ogni anno oltre centomila esseri viventi: mammiferi marini, tartarughe, uccelli... che li inghiottono scambiandoli per cibo o che vi rimangono intrappolati morendo per fame o asfissia". Mentre rileggo il post per le ultime correzioni, il contatore segna: 373,891,495,394

- Non comprate l'acqua minerale (truffa legalizzata, pubblicità ingannevole, non ci sono acque che fanno dimagrire più di altre, o digerire, o smaltire "scorie", l'acqua fa bene tutta), bevete quella del rubinetto che a Roma è pure bona, ma se proprio non vi piace, fornitevi di una cassa con sei bottiglie in vetro e andatevele a riempire alla fonte. Risparmierete 40 centesimi a bottiglia! La cassetta con le bottiglie vuote potete ritirarla a Via Giuliano da Sangallo (se abitate a Ostia o dintorni), pagando una cauzione di 5 euro. (Lucio, puoi indicarci una fonte dove andare? Dov'è la fonte Egeria? Che c'è a via Giuliano da Sangallo?)

- Smaltire l'umido nelle compostiere. Qui addirittura i consigli per costruirsene una in casa:
PDF
Per chi ha un giardino di almeno 25 mq (per ogni componente il nucleo famigliare, magari averceli), la compostiera la fornisce gratuitamente l'AMA, con uno sconto del 30% sulla tassa sui rifiuti. Dal sito dell'AMA:

Come richiedere la compostiera e la riduzione della Tariffa Rifiuti
AMA consegna gratuitamente la compostiera a chi effettua il compostaggio domestico e applica una riduzione del 30% sulla parte variabile della Tariffa Rifiuti. Per avere diritto alla riduzione occorre avere un giardino di almeno 25 mq per ogni componente il nucleo familiare. La richiesta deve pervenire a AMA tra il 1° ottobre e il 30 novembre di ogni anno. (qui il modulo online)

Il modulo può essere inviato via fax ai numeri 06.51692940-06.51692950, oppure per posta ad AMA Spa - Ufficio Tariffa Via Tiburtina 1166 - 00156 Roma o consegnato agli sportelli AMA di Via Capo d'Africa 23/B o ad Ostia, Piazza Quarto dei Mille 11/g/h/i/l.


E con questo chiudo. Anzi, chiedo a Luciano come si è trovato con il refill dei detersivi.
Ogni tanto ci provo a comprare quelli almeno un po' più biodegradabili, ma costano veramente troppo.

Forse per attuare questi cambiamenti quotidiani, dobbiamo spendere un pochino più di tempo e attenzione ai piccoli gesti quotidiani. All'inizio verrà da pensare: "Ma chi me lo fa fare, se lo faccio solo io non cambia nulla". Perdonatemi la citazione retorica, ma ricordiamo sempre che anche l'oceano è fatto di piccole gocce d'acqua.

Chiunque avesse altri consigli utili di vita quotidiana, puoi postarli qui.

PS: il contatore delle buste è arrivato a 373,897,101,721

SEMPRE SULL'ONOREVOLE (onorevole un ca§§o) BIANCONI

Sfogliando il profilo pubblico dell'Onorevole (onorevole un ca§§o) Bianconi, ecco alcuni gruppi di cui fa parte:

- C'E' ANNOZERO? NON PAGHIAMO IL CANONE RAI. Ecco come fare, basta un clic
- MANIFESTAZIONE contro la "Libertà di Fango" della Tv di Sinistra (la RAI)
- ABBASSO I COMUNISTI CON I SOLDI E I CATTO-COMUNISTI!

Sono 182, tutti (o quasi) stupidi, e questo è il peggiore:

WOMEN

E questo è il loro simbolo:



Dio porge una fica alla donna e, per chi non riesce a leggere bene,
c’è proprio scritto: “Non ti faccio inteligente (con una L sola)
come l’uomo, ma ti dò una cosa che ti permetterà di guadagnarti da vivere”.

E QUESTO E’ UN ONOREVOLE?
MA VERGOGNATI DEFICIENTE!


Complimenti vivissimi per la professionalità.

Vanessa

TU DAI UNA COSA A ME...

LO SCAMBIO
«Onorevole, mi tolga i cassonetti»
«E lei prima si impegni a votarmi»

Il botta e risposta via mail tra un cittadino romano
e un consigliere comunale del Pdl


La mail inviata da Marcello Mancini al consigliere Patrizio Bianconi


IL CITTADINO - «Caro Patrizio, scusa se ti disturbo, ma in via Tacito l´Ama ha piazzato dei cassonetti in modo assolutamente sconcio, senza nessuna logica, seguendo probabilmente delle pressioni di qualche raccomandato. Mi fai sapere se esiste una normativa comunale in merito ed eventualmente come agire per far ripristinare un regolare ordine?»

Marcello Mancini

IL CONSIGLIERE COMUNALE - «Egr. Dott. Mancini, nella sua e-mail Lei mi segnala una problematica personale che esula dalle mie competenze. Sarebbe svilente se un On. si dovesse occupare di cassonetti - o monnezza, come dicono a Roma - tanto più se gli stessi si trovano dinanzi ad un´attività imprenditoriale di un privato.
Con profondo rammarico noto (...) che lei non comprende il senso, né la ratio della Mia attività politica! Cercherò di essere chiaro. Lei, alle elezioni che mi hanno visto trionfatore non mi ha votato - anzi più volte nel corso degli anni ha manifestato antipatia nei confronti di Berlusconi (...)
E allora nasce spontanea una domanda: perché si rivolge alla mia persona? Io per quale motivo dovrei adoperarmi per lei? Forse mi reputa un idiota che si fa sfruttare da chiunque? Oppure, cosa ancora più offensiva, il suo servetto? Io lavoro solamente per chi mi vota in quanto faccio politica, non il missionario (...).
Sarebbe svilente e umiliante per la mia persona, la mia competenza e la mia professionalità consentire a chiunque di chiedermi favori che, come nel caso di specie, esulano dalle mie competenze. Pertanto: 1) O si impegna formalmente - stipulando un patto di sangue con il sottoscritto - a votare nel 2013 il sottoscritto on. Patrizio Bianconi al Comune di Roma ed il dir. Andrea Zaerisi al municipio XIX; 2) O, se lei non è intenzionato, non si rivolga alla mia persona.
Desidero infine segnalarle che per avvalersi della mia professionalità deve preventivamente fornirmi: nome, cognome, indirizzo di residenza affinché io possa schedarla nella mia rubrica individuando la sezione elettorale dove lei vota al fine di controllare se esprimerà o meno la preferenza nei miei riguardi. E poi: il suo telefono di casa, il cellulare e l´e-mail al fine di poterla rintracciare quando ci servirà il voto suo e della sua famiglia. Se non se la sente di instaurare con il sottoscritto tale tipologia di patto la invito a rivolgersi alle persone che lei vota (...) Io non mi faccio prendere per il culo da nessuno!».

On. Patrizio Bianconi


30 settembre 2009

Ci metto pure la foto, tie':

COMMENTO DI LUCIANO SU TETRAPAK E INCENERITORI



Il tetrapak non si ricicla.
Punto.
Ribadisco il punto.

Bisognerebbe specificare bene il significato della parola riciclo!
La cacca delle mucche si ricicla! :-)
Quel che riescono a fare con il tetrapak, che ricordiamo è un insieme di materiali FUSI, è solo un parziale riutilizzo, visto che dividono quel che riescono con l'acqua e ricreano un altro materiale al quale han dato un altro nome e del quale detiene il copyright la stessa ditta che fa il tetrapak. Altrimenti negli inceneritori lo apprezzano molto il tetrapak! Sigh...

La vera soluzione per sistemare il tetrapak sarebbe NON COMPRARLO e NON PRODURLO più!

PS: Provate a "sezionare" la vostra immondizia... scoprirete che è quasi del tutto composta da imballaggi!!! Eliminati quelli rimane solo dell'umido che può essere compostato e quindi realmente riciclato anche in terrazzo! Comprate acqua in vetro, magari ancora meglio tenetene 3 o 4 cassette ed andate a riempirle alla fonte (Egeria ad esempio) se non vi piace l'acqua del rubinetto! Comprate succhi di frutta in vetro... insomma ragionate al supermercato. Ricordate che gli imballaggi li pagate voi alla cassa! Provate a guardare la spesa di chi è di fronte a voi al supermercato e ragionate in termini di peso della merce acquistata e di peso degli imballaggi acquistati!!!

Legandomi a tutti questi discorsi segnalo la partenza della petizione CAMBIAMO ARIA: http://www.cambiamoaria.org/ con la quale oltre ad invitare alla firma, si invita le persone ad informarsi sull'argomento inceneritori, ai quali qualcuno ha inventato il nome "termovalorizzatore" per darne un senso positivo... quando l'unica cosa che può avere un nome simile può essere solo un "termometro" visto che "valorizza" il "calore"... provate a cercare "termovalorizzatore" su wikipedia ad esempio.

Ah sarebbe bene ricordare che di questa categoria fan parte i "gassificatori", assolutamente identici con tecnologia di "recupero" diversa, e uno di questi è in funzione da un anno a Roma (Malagrotta) oltre all'inceneritore di rifiuti speciali!

Luciano

PPS x Vane: Mi dispiace sempre dare commenti al volo al volo perchè questo secondo me è un argomento delicatissimo e importantissimo quindi commento solo quando ho il tempo di farlo per bene! ;-)

martedì 29 settembre 2009

AGGIORNAMENTO TETRAPAK

Hello Folks!

Stavo tornando a casa in macchina, prendo la Colombo direzione Ostia e che ti vedo capeggiare al posto del mega cartellone gigante dove la Cucinotta mi diceva di non distrarmi (controsenso)?

OGGI IL TETRAPACK E' RICICLABILE ANCHE IN ITALIA
per info vai su http://www.tetrapak.it/

Mi sono sentita un po' in colpa per il post dell'altro giorno e, appena arrivata a casa, eccomi qui a informarmi. Vado sul sito e che leggo?
1 - DOVE? A Milano, Milano non è Italia. Che me metti a fa il cartellone a Roma?
2 - COME? Assieme alla carta, AHHH, allora stamo da capo a dodici!

Chiedo aiuto al mio consulente tetrapak, Luciano, e vi faccio sapere!

Vane

UNOMATTINA - QUI E' ANCHE CASA SUA (siccome ce n'ha poche)

ROMA - Scherza nel giorno del suo 73esimo compleanno Silvio Berlusconi. In collegamento telefonico lancia la battuta: «Chiamatemi più spesso, perché così mi sento meno solo...». Il premier ha concluso così la telefonata con «Unomattina» rispondendo ai conduttori, il vicedirettore del Tg1 Susanna Petruni e a Stefano Ziantoni. «Siamo qui ogni mattina - ha detto quest’ultimo - questa è anche casa sua». E il presidente del Consiglio: «Vi prendo in parola...».

lunedì 28 settembre 2009

LE NUOVE PISCINE DI OSTIA VIETATE AI CITTADINI COMUNI.


IL POLO NATATORIO DI MILLE METRI QUADRATI REALIZZATO SUL LUNGOMARE
Ostia, chiuse le piscine dei Mondiali
Ci nuotano solo gli atleti
Il mega impianto trasformato in un centro federale dove si allenano le nazionali.
I cittadini: erano per noi



OSTIA (Roma) - Alemanno lo aveva definito un «grande regalo» per i cittadini di Ostia. E lo aveva fatto proprio nel giorno dell'inaugurazione del polo natatorio del Lungomare Duilio, in risposta a chi lo aveva accolto con cartelli e contestazioni. Ma i cittadini quel regalo non solo non l'hanno mai ricevuto, non hanno neanche potuto scartarlo e non sanno se sia realmente destinato a loro.

La confezione senza dubbio colpisce: mille metri quadrati, due piscine coperte (da 33 e da 21 metri) e una olimpica (50 metri) all'aperto, 1.500 posti in tribuna e centinaia di parcheggi, una palestra e diversi spogliatoi, un bar e una mensa, sala tv e zona uffici, una sala conferenze e 80 stanze nella foresteria. Ma il contenuto nasconde una brutta sorpresa: ovvero il polo natatorio si è trasformato in un centro federale, come quello di Verona, dove si alleneranno le nazionali italiane e dove si disputeranno le competizioni di un certo livello.

«E così a noi rimarrà solo lo scempio costruito abusivamente a meno di 200 metri dal mare, a dispetto di quanto prevede la legge, senza neanche poterne usufruire», tuonano cittadini e comitati nati ad hoc. «Sì, Ostia sarà un centro federale - è la replica del commissario straordinario Claudio Rinaldi - ma non rimarrà chiusa al pubblico. Si troverà il modo di conciliare le diverse esigenze». Resta il dato di fatto, che poi è quello che interessa ai cittadini, che a Mondiali ormai conclusi da oltre un mese nessuno ha potuto ancora mettere piede in quelle vasche. «E non solo - racconta Paula De Jesus, vice presidente del comitato civico Entroterra 13 - non possiamo usufruirne neanche la sera, mentre qualcun altro sì». A cosa si riferisce? «A una serata organizzata dal Consorzio turistico litorale romano, dalla Fin e dall'assessorato comunale al Commercio, inserita nel calendario dell'Estate romana. Una serata in cui c'erano Luisa Corna e Umberto Tozzi, ma noi cittadini non potevamo entrare perché, ci è stato detto, era una festa privata». Stavolta la replica è affidata a Renato Papagni, presidente del Consorzio. «Si trattava di una serata in parte ad invito, ma chi voleva poteva entrare, fino al raggiungimento della capienza massima. È per ragioni di sicurezza. Si vede che alcune persone sono arrivate dopo le 2 mila che hanno trovato posto sugli spalti e quindi l'accesso gli è stato negato».

«Strano - stavolta è Andrea, di Entroterra che parla - il collaudo statico parla di 939 posti sulle tribune, e non di 2.000». E proprio i collaudi sono un altro pomo della discordia nel polo natatorio di Ostia. «Nonostante non ci siano tutte le autorizzazioni necessarie - affermano dal comitato - come ad esempio per gli impianti meccanici, la struttura è stata aperta per i Mondiali, per i campionati under 15 di pallanuoto a metà settembre e in questi giorni per la seconda fase di Coppa Italia di pallanuoto maschile. E se succede qualcosa? Chi certifica che si può utilizzare?». «Quello che manca al momento è il collaudo tecnico-amministrativo finale, che verrà fatto alla fine di tutti i lavori, anche di quelli della foresteria - conclude Rinaldi -. Ci sono invece dei certificati tecnici provvisori. Il che non vuol dire che l'impianto non si possa utilizzare».

Clarida Salvatori
28 settembre 2009

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LA SCRITTA SUI MURI DEL GIORNO - 28 settembre 2009


.:: MC DRIVE ::.


HAhHAhAhHA
questa mi fa ammazzare dalle risate
non è italiana infatti

VERGOGNATEVI BRUTTE CRETINE SENZA CERVELLO, per non parlare della Polizia

La donna aveva chiesto a due ragazzine di spegnere la sigaretta
loro hanno risposto: "Zitta brutta negra" e poi l'hanno schiaffeggiata
Roma, insulti razzisti a nigeriana
aveva chiesto di non fumare sul bus

L'amica della vittima: "La polizia non è intervenuta"


ROMA - Presa a schiaffi davanti alla sua bambina e insultata con epiteti razzisti da due ragazzine italiane a cui la donna, di origini nigeriane, aveva chiesto di spegnere la sigaretta che le due fumavano tranquillamente a bordo di autobus.

E' accaduto a Tor Bella Monaca sulla linea 059 intorno alle 7.40 e a raccontare la vicenda è un'amica della donna e testimone del fatto. "Stavamo sull'autobus per portare a scuola i nostri bambini che frequentano il nostro istituto - ha detto la testimone, Maria Edima Venancio Rocha, di origine brasiliana - la mia amica ha visto queste due quindicenni che avevano acceso una sigaretta all'interno della vettura e ha chiesto loro di spegnerla perché dava fastidio alla sua bambina. Per tutta risposta, le due hanno cominciato a insultarla con frasi come 'Brutta negra, stai zitta, tornatene al paese tuo'. Quando siamo scese alla fermata le due ci hanno seguito e hanno preso a schiaffi la mia amica".

In quel momento, continua il racconto, è passato un camper della polizia. Secondo quanto sostiene Venancio Rocha, "la roulotte si è fermata e quello che è accaduto è incredibile. Le due ragazze, che stavano ancora lì sul posto, sono state mandate via dagli agenti senza essere identificate. E' stata, invece, identificata la mia amica a cui hanno comminato pure una multa di 3mila euro, non abbiamo capito perché. Ora andremo a fare immediatamente la denuncia. E' assurdo, la mia amica è una persona per bene, che lavora e queste cose non devono succedere".

(28 settembre 2009)



PARE CHE LA NOTIZIA SIA STATA VARIATA:



TOR BELLA MONACA
Chiede di non fumare sul bus,
nigeriana presa a schiaffi e insultata

Il racconto di un'amica della donna: due 15enni le hanno detto "stai zitta brutta negra" e l'hanno picchiata

ROMA - Presa a schiaffi davanti alla sua bambina di 8 anni e insultata con epiteti razzisti da due ragazzine, una italiana e una ucraina, cui la donna, di origini nigeriane, aveva chiesto di spegnere la sigaretta che le due fumavano sull'autobus. È accaduto lunedì mattina a Tor Bella Monaca, quartiere periferico della Capitale, sulla linea 59 intorno alle 7.40 e a raccontare la vicenda è un'amica della donna e testimone del fatto.

IL RACCONTO - «Stavamo sull'autobus per portare a scuola i nostri bambini che frequentano il nostro istituto - ha detto la testimone, Maria Edima Venancio Rocha, di origine spagnola -, la mia amica ha visto queste due quindicenni che avevano acceso una sigaretta all'interno della vettura e ha chiesto loro di spegnerla perché dava fastidio alla sua bambina. Per tutta risposta, le due hanno cominciato a insultarla con frasi come "Brutta negra, stai zitta, tornatene al Paese tuo"».

ALLA FERMATA - Scese alla fermata in via Pier Ferdinando Quaglia, è cominciata una agitata lite. Secondo il racconto della 14enne italiana, la nigeriana avrebbe cominciato a strattonarla, quindi lei per difendersi le avrebbe dato uno schiaffo. In quel momento sono arrivati agenti della polizia che passavano di là e hanno separato le due. La ragazzina ha ammesso di aver fumato una sigaretta, «ma l'ho spenta subito». La donna nigeriana, incensurata e con permesso di soggiorno in fase di rinnovo, ha raccontato di essere stata aggredita con insulti razzisti tra cui «negra». A quel punto gli agenti hanno invitato la donna in questura per sporgere denuncia, ma lei ha rifiutato. Le ragazzine sono state quindi spedite a scuola.

IN COMMISSARIATO - Poco dopo, invece la nigeriana, accompagnata dalla spagnola Venancio Rocha, si è presentata al Commissariato Casilino. E' rimasta parte della mattinata ma poi ha deciso di non sporgere denuncia. E non sarebbe stata multata, come invece ha raccontato l'amica spagnola che poco dopo il fatto dichiarava: «La mia amica è stata identificata e le hanno dato pure una multa di 3mila euro, non abbiamo capito perché».

Rinaldo Frignani
28 settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA


Dovrebbe essere routine, non una notizia eccezionale!

Paolo Spina avrebbe potuto incassare 15mila euro
Pensionato trova schedina vincente del
Superenalotto e la restituisce

E' accaduto a Sinnai nel cagliaritano. Il biglietto era nel portafoglio perso da un operaio della zona

CAGLIARI - Una dimostrazione esemplare di onestà. Un pensionato sardo settantenne ha trovato una schedina del Superenelotto vincente (circa 15 mila euro) e l'ha restituita al suo proprietario, un operaio di 36 anni. È accaduto a Sinnai, un grosso centro a pochi chilometri da Cagliari.

LA STORIA - L'anziano, Paolo Spina, stava facendo una passeggiata - come ha riportato il quotidiano «L'Unione Sarda» - quando ha trovato il portafogli con all'interno la schedina, le immagini di Padre Pio, di Santa Rita, della Madonna con la scritta «Ovunque proteggimi», e la ricevuta di una ricarica telefonica. Grazie a questa, dove era riportato il numero di telefono, è riuscito a individuare il suo proprietario. Una telefonata ed un appuntamento in un bar per la riconsegna. Felicità dell'operaio ma anche del pensionato che, fra l'altro, si è schernito «non era mia la dovevo restituire», anche se l'avrebbe potuta tenere ed incassare essendo anonima. Un impulso all'onestà, però, non nuovo per lo stesso pensionato che non è la prima volta che compie questo gesto: «È il quarto portafoglio che ritrovo - ha raccontato Spina - anni fa ne trovai uno nella località marina di Solanas con cinque milioni di lire, era di una coppia di turisti ai quali lo restituii». Ma Spina non ritrova e restituisce solo portafogli, qualche anno fa durante una processione trovò anche un orologio d'oro che consegnò al parroco che riuscì a rintracciare il suo proprietario.


27 settembre 2009

giovedì 24 settembre 2009

*** APPELLO DELLA PETA ***

Lo storico spettacolo viaggiante americano è atteso nella capitale a metà ottobre
«Animali maltrattati, boicottate il circo»

Da Peta, Lav e Animalisti Italiani appello a Moratti e Alemanno: non date spazi al Ringling-Barnum

MILANO - Letizia Moratti e Gianni Alemanno non diano il permesso al circo Ringling and Barnum & Bailey di approdare a Roma e a Milano nell'ambito della loro tournée mondiale. La richiesta arriva congiuntamente dalla sezione europea della Peta (People for Ethical Treatment of Animals) sostenuta in Italia dalla Lega Antivivisezione e dall'associazione Animalisti Italiani. Il motivo? La compagnia sarebbe responsabile di numerosi episodi di maltrattamenti nei confronti degli animali. Il circo, uno dei più celebri al mondo che quando viaggia si sposta su treni privati, dovrebbe approdare nella capitale e nel capoluogo lombardo il prossimo ottobre (anche se sul proprio sito ha pubblicizzato al momento solo le date romane, dal 14 al 18 al Palalottomatica).

IL DOSSIER - A sostengo della loro richiesta le tre associazioni hanno diffuso un dossier su una serie di violazioni contestate al circo unitamente ad un filmato relativo a recenti investigazioni effettuate sotto copertura da esponenti della sezione americana della Peta. «Nel video - spiegano le associazioni - si mostrano diversi operatori del circo Ringling che colpiscono senza motivo e ripetutamente gli elefanti sul muso, sulla proboscide, sulle orecchie e in altri parti sensibili del corpo. Il video rivela inoltre che l’addestratore del circo Ringling frusta le tigri e le colpisce con un’altra arma non identificata». Il dossier lamenta invece tutta una serie di mancanze che denotano una gestione impropria degli animali tra cui «la mancanza di adeguate cure veterinarie, i traumi, gli stress comportamentali e i danni fisici inflitti ad alcuni animali, i disagi non necessari procurati agli elefanti, il pericolo procurato alle tigri di finire quasi arrostite vive in un carro merci in un incidente riconducibile alla scarsa manutenzione della loro area di contenimento, non aver testato gli elefanti per la tubercolosi e pratiche di nutrizione non igieniche».

«ANIMALI INTIMIDITI» - «Gli elefanti e le tigri sono stati intimiditi e percossi al fine di farli esibire in esercizi che per loro sono pericolosi, destabilizzanti e privi di senso - commenta Poorva Joshipura, della Peta Europa - Noi esortiamo i sindaci a rifiutare questa crudeltà negando al Ringling il permesso di attendare a Roma e Milano. A tutti coloro che amano gli animali, chiediamo di non andare al circo». «L’Italia, con il suo incredibile numero di circhi fra i quali non mancano episodi di maltrattamento - aggiunge Nadia Masutti, che si occupa della materia per conto della Lav - non ha certamente bisogno di ospitarne uno proveniente dall’estero con un così terribile curriculum per quanto riguarda la gestione degli animali. A questo proposito ci attendiamo dalle Autorità Locali una precisa ed etica valutazione, poiché l’attenzione negativa che accompagna questo circo non può lasciare indifferenti, con il rischio di far passare un grave messaggio di inciviltà».

FAMOSO NEL MONDO - Il circo Ringling and Bailey&Barnu, è uno degli spettacoli viaggianti più noti d'America e del mondo (loro stessi si definiscono «The greatest show on Earth», il più grande show sulla Terra), nato dalle fusioni di alcune delle principali famiglie circensi di fine Ottocento - inizio Novecento. Da sempre incentrato sulle esibizioni di animali (uno degli slogan che utilizzano per presentare lo show è «Amazing Animals») e nel video di presentazione dello show, sul proprio sito web, il Ringling mostra tigri che saltellano su due zampe, cavalli in impennata, elefanti impegnati in esercizi di equilibrio, cani col tutù che danzano in piedi e orsi che fanno evoluzioni ginniche. Lo spettacolo «Zing, Zang Zoom» è giunto alla 137esima edizione. Sempre sul proprio spazio web il circo americano dà grande enfasi al progetto del centro per la conservazione degli elefanti realizzato su un'area di 200 acri nella Florida centrale con l'obiettivo di salvaguardare dall'estinzione l'elefante asiatico. Il progetto, avviato dal Ringling and Bailey&Barnum nel 1995, è definito la «Home sweet home», casa dolce casa, degli elefanti. «Il comfort e la salvaguardia degli animali sono la nostra priorità» spiega il narratore nel video che illustra le caratteristiche della struttura. Le agenzie di stampa riportano poi una replica del Ringling all'iniziativa delle tre associazioni, nella quale il gruppo circense afferma di avere «la massima cura nella gestione degli animali che fanno parte dei suoi show: una mandria che vive in un ambiente in cui sono rispettate tutte le regole internazionali sul trattamento degli animali stessi».

Al. S.
24 settembre 2009
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TROPPA PLASTICA

BUONGIORNO A TUTTI!

Sto vedendo un documentario sugli oceani su NatGeoAdventure. Sugli animali che ci vivono, che lo frequentano, che ci si riproducono e che ci si nutrono... e che ci muoiono. La maggior parte delle morti è dovuta alla plastica... Da dove arriva? Dalle navi che irresponsabilmente scaricano i rifiuti in mare, dalle coste, da noi. Ogni individuo genera una quantità spropositata di rifiuti l'anno. Una parte è smaltibile, la plastica non lo è. Aveva ragione Luciano, e io che lo chiamavo pessimista. In Italia non ci sono strutture attrezzate per riciclarla. Ne' la plastica ne' il Tetrapak, che sembrava l'invenzione del secolo! Il tetrapak è formato da un velo di carta e un velo di alluminio. Negli altri paesi è smaltibile, in Italia non esistono apparecchiature in grado di separare i due strati. Quindi, un cavolo e tutt'uno! Anche se sui siti informativi, ad esempio quello dell'AMA, dicono di gettarlo assieme alla carta. All'inizio lo facevo, ora non ci provo manco più (cerco di non comprarlo).

Ho smesso di usare la plastica, ho cercato almeno di ridurla al minimo. Cerchiamo di bere l'acqua del rubinetto, se non si può farne a meno, compriamo bottiglie di vetro, io lo faccio, se devo compro la Fiuggi. Ancora oggi venduta come allora in vetro. I succhi di frutta, anche quelli... Bottiglie di vetro (alla SMA ho trovato dei succhi biologici accessibili, GERMINAL, alla pera e mela e alla mela con succo di limone). Il vetro non inquina ed è facilmente riciclabile/riutilizzabile (perchè non reintegrano il vuoto a rendere, ancora me lo chiedo).

Portatevi sempre in giro una sporta per la spesa, in cotone, o in materiale riciclato, così evitate di riempire il mare di buste di plastica... Per la spazzatura comprate sacchetti biodegradabili se ne trovate. Ne esistono diversi in commercio. Sarebbero quelli per l'umido. L'umido, ecco un'altra cosa che a Roma la gente manco sa cos'è... Ma non vi rode il culo quando dovete buttare la buccia delle banane o i resti dell'insalata capata assieme a roba non riciclabile? In un saccheto di plastica? E' roba organica, facilmente smaltibile! E qui a Roma si butta assieme a tutta l'altra schifezza non biodegradabile.... Ma che ci vuole a organizzare i cassonetti per l'umido? Che ci vuole a fare un po' di informazione sulle compostiere per chi possiede un pezzetto di giardino (si risparmierebbe anche un sacco in fertilizzanti e concimi)... E non la paghiamo manco poco l'AMA, ogni bolletta è un brivido dietro la schiena!

Mi fermo qui perchè largomento è talmente complesso che finirei in un ginepraio.

Un'ultima cosa, Luciano e Barbara hanno sperimentato il "refill" dei detersivi. Compri un contenitore in plastica (chissà se si può fare con uno ecocompatibile) e lo ricarichi al supermrcato. Chiederò loro come si trovano...

Va beh, se potete, pensate che nel vostro piccolo potete sicuramente fare qualcosa, cerchiamo di pensare al bene comunque per una volta, invece che al nostro tornaconto pesonale. Se facciamo qualcosa per la comunità ora, staremo meglio tutti in futuro... O vogliamo ritrovarci l'immondizia nelle strade che arriva fino al primo piano come è successo già in Campania? Pensate che siamo tanto lontani da quella situazione? Io penso di no.

Dal sito dell'AMA ho comunque recuperato questi due documenti che possono aiutare un po':

Dove buttare i rifiuti, dalla A alla Z --> QUI
Guida regolamento AMA --> QUI

Ad majora.

Vanessa

mercoledì 23 settembre 2009

AI LIMITI DELL'INCREDIBILE

estratto da: "Il Fatto Quotidiano" - primo numero

di Wanda Marra

Un direttore di rete che dice di un suo programma, mentre lo presenta: “Ne farei volentieri a meno”. Sembra uno scherzo, invece è accaduto davvero, ieri, in conferenza stampa. In viale Mazzini è andato in onda uno show surreale. Il conduttore del programma di punta di Rai2, Michele Santoro risponde per le rime, e dà del “bugiardo” al direttore della sua rete. E Massimo Liofredi, al suo fianco, si spinge fino a dire: “Annozero non è di mio gusto”.

[...]

Non penso abbia bisogno di alcun commento.
Abbonatevi a "Il Fatto Quotidiano".

martedì 22 settembre 2009

Parliamo della pace, invece di scusarci!

Funerali dei parà
3 scuole romane
rifiutano il silenzio


11:39 CRONACA Sono tre gli istituti, Iqbal Masih, Pietro Maffi e Guglielmo Marconi che non hanno osservato il minuto di silenzio. L'assessore Marsilio: «Fatti incresciosi». E minaccia: «Le segnalerò al provveditorato». La replica dei dirigenti: «Anche nostro il dolore per i soldati, invece del silenzio abbiamo parlato ai bambini della pace»

- Il No al silenzio in decine di istituti italiani: la Gelmini si scusa

Ecco come danno notizia dei morti sul lavoro quando non fanno più notizia!









Nessuno tocchi Travaglio!


E Ruffini avverte: «Mai parlato con Masi di una mia sostituzione
Annozero, rischia di saltare Travaglio
Ma Santoro potrebbe farlo intervenire a sorpresa telefonicamente


ROMA - Il contratto che do­vrebbe legare Marco Travaglio a Raidue da giovedì prossimo per i suoi corsivi ad «Annoze­ro » ancora non è stato firmato. Nell’ambito dei collaboratori del direttore generale Mauro Masi, fanno capire che è impos­sibile sapere «quando verrà fir­mato e soprattutto se verrà fir­mato ». Sembra dunque difficile che l’avvio della trasmissione di Michele Santoro, fissata per giovedì su Raidue in prima sera­ta, possa avvenire con la con­sueta presenza di Travaglio. Il paradosso è che i problemi legati al contratto non derive­rebbero dai suoi «corsivi» rea­lizzati per Michele Santoro e «Annozero». Il vero nodo ri­guarda una puntata del maggio 2008 di «Che tempo fa» condot­ta da Fabio Fazio su Raitre in cui Marco Travaglio, presente come ospite, accusò il presiden­te del Senato, Renato Schifani, «di aver avuto rapporti con per­sone poi condannate per mafia, come scrive Lirio Abbate, il giornalista dell’Ansa minaccia­to dalla mafia». E poi aggiunse: «Se alla presidenza del Senato dopo De Nicola, Pertini e Fanfa­ni, ci ritroviamo con personag­gi come Schifani sono terroriz­zato dal dopo».

L’Agcom, l'Auto­rità per le Telecomunicazioni, multò in quell’occasione la Rai e ricordò, in generale, che in ca­so di «colpa grave» le multe al­la Rai possono arrivare fino al tre per cento del fatturato azien­dale. Ovvero 90 mila euro. L’Agcom, insomma, non sanzio­na il singolo autore o condutto­re ma l’azienda come editore. Ma la Rai non ha agito contro Travaglio perché ha presentato ricorso all’Agcom: e quindi, per viale Mazzini, la multa è sospe­sa fino a sentenza definitiva. Ribatte con ironia l’interessa­to, Marco Travaglio: «Penso che dobbiamo stare tutti tran­quilli. Il presidente del Consi­glio, in tempi non sospetti, dis­se che alla Rai non avrebbe spo­stato nemmeno una pianta. Ab­biamo alla Rai un presidente di garanzia come Paolo Garimber­ti. Siamo pieni di autorità varie che controllano. Siamo in una botte di ferro, in una situazione tanto garantista. Più tutelati di così…».

Per queste ragioni Mau­ro Masi ha chiesto, con una pro­cedura inedita, direttamente al­l’Agcom un parere sul «caso Travaglio» e sui suoi preceden­ti proprio per arrivare a una de­cisione corroborata da pareri e al di sopra di ogni sospetto poli­tico. Per questo incontrerà il presidente dell’Autorità, Corra­do Calabrò. Paolo Ruffini intanto fa sape­re, a proposito di voci di ricam­bio al vertice di Raitre: «Il diret­tore generale non mi ha mai parlato di una mia sostituzione, Raitre e Tg3 non sono in sca­denza, vorrei essere valutato in base al lavoro fatto, non mi sen­to ostaggio di nessuno e non credo che il problema siano le beghe in casa Pd». Giovedì co­sa accadrà? Santoro ha sempre detto che «Annozero» «è» Mar­co Travaglio e che senza di lui non andrà in onda. Quindi nien­te puntata? Difficile dirlo. Ma non è escluso. Visto che, in as­senza di un contratto, Santoro il 16 marzo scorso aggirò la so­spensione di Vauro chiamando l’attrice comica Francesca For­nario che lesse alcune tavole del vignettista «sospeso». Po­trebbe esserci un collegamento esterno «a sorpresa»? Una tele­fonata in diretta anche senza contratto? Chissà. L’effetto sor­presa sarebbe assicurato.

Paolo Conti
22 settembre 2009
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venerdì 18 settembre 2009

Articolo di Roberto Saviano

Nel momento della tragedia non possiamo non chiederci perché a morire sono sempre, o quasi sempre, soldati del Meridione

Quel sangue del Sud versato per il Paese

di ROBERTO SAVIANO

Vengo da una terra di reduci e combattenti. E l'ennesima strage di soldati non l'accolgo con la sorpresa di chi, davanti a una notizia particolarmente dolorosa e grave, torna a includere una terra lontana come l'Afghanistan nella propria geografia mentale. Per me quel territorio ha sempre fatto parte della mia geografia, geografia di luoghi dove non c'è pace. Gli italiani partiti per laggiù e quelli che restano in Sicilia, in Calabria o in Campania per me fanno in qualche modo parte di una mappa unica, diversa da quella che abbraccia pure Firenze, Torino o Bolzano.

Dei ventun soldati italiani caduti in Afghanistan la parte maggiore sono meridionali. Meridionali arruolati nelle loro regioni d'origine, o trasferiti altrove o persino figli di meridionali emigrati. A chi in questi anni dal Nord Italia blaterava sul Sud come di un'appendice necrotizzata di cui liberarsi, oggi, nel silenzio che cade sulle città d'origine di questi uomini dilaniati dai Taliban, troverà quella risposta pesantissima che nessuna invocazione del valore nazionale è stato in grado di dargli. Oggi siamo dinanzi all'ennesimo tributo di sangue che le regioni meridionali, le regioni più povere d'Italia, versano all'intero paese.

Indipendentemente da dove abitiamo, indipendente da come la pensiamo sulle missioni e sulla guerra, nel momento della tragedia non possiamo non considerare l'origine di questi soldati, la loro storia, porci la domanda perché a morire sono sempre o quasi sempre soldati del Sud. L'esercito oggi è fatto in gran parte da questi ragazzi, ragazzi giovani, giovanissimi in molti casi. Anche stavolta è così. Non può che essere così. E a sgoccioli, coi loro nomi diramati dal ministro della Difesa ne arriva la conferma ufficiale. Antonio Fortunato, trentacinque anni, tenente, nato a Lagonegro in Basilicata. Roberto Valente, trentasette anni, sergente maggiore, di Napoli. Davide Ricchiuto, ventisei anni, primo caporalmaggiore, nato a Glarus in Svizzera, ma residente a Tiggiano, in provincia di Lecce. Giandomenico Pistonami, ventisei anni, primo caporalmaggiore, nato ad Orvieto, ma residente a Lubriano in provincia di Viterbo. Massimiliano Randino, trentadue anni, caporalmaggiore, di Pagani, provincia di Salerno. Matteo Mureddu, ventisei anni, caporalmaggiore, di Solarussa, un paesino in provincia di Oristano, figlio di un allevatore di pecore. Due giorni fa Roberto Valente stava ancora a casa sua vicino allo stadio San Paolo, a Piedigrotta, a godersi le ultime ore di licenza con sua moglie e il suo bambino, come pure Massimiliano Radino, sposato da cinque anni, non ancora padre.

Erano appena sbarcati a Kabul, appena saliti sulle auto blindate, quei grossi gipponi "Lince" che hanno fama di essere fra i più sicuri e resistenti, però non reggono alla combinazione di chi dispone di tanto danaro per imbottire un'auto di 150 chili di tritolo e di tanti uomini disposti a farsi esplodere. Andando addosso a un convoglio, aprendo un cratere lunare profondo un metro nella strada, sventrando case, macchine, accartocciando biciclette, uccidendo quindici civili afgani, ferendone un numero non ancora precisato di altri, una sessantina almeno, bambini e donne inclusi.

E dilaniando, bruciando vivi, cuocendo nel loro involucro di metallo inutilmente rafforzato i nostri sei paracadutisti, due dei quali appena arrivati. Partiti dalla mia terra, sbarcati, sventrati sulla strada dell'aeroporto di Kabul, all'altezza di una rotonda intitolata alla memoria del comandante Ahmad Shah Massoud, il leone del Panjshir, il grande nemico dell'ultimo esercito che provò ad occupare quell'impervia terra di montagne, sopravvissuto alla guerra sovietica, ma assassinato dai Taliban. Niente può dirla meglio, la strana geografia dei territori di guerra in cui oggi ci siamo svegliati tutti per la deflagrazione di un'autobomba più potente delle altre, ma che giorno dopo giorno, quando non ce ne accorgiamo, continua a disegnare i suoi confini incerti, mobili, slabbrati. Non è solo la scia di sangue che unisce la mia terra a un luogo che dalle mie parti si sente nominare storpiato in Affanìstan, Afgrànistan, Afgà. E' anche altro. Quell'altro che era arrivato prima che dai paesini della Campania partissero i soldati: l'afgano, l'hashish migliore in assoluto che qui passava in lingotti e riempiva i garage ed è stato per anni il vero richiamo che attirava chiunque nelle piazze di spaccio locali. L'hashish e prima ancora l'eroina e oggi di nuovo l'eroina afgana. Quella che permette ai Taliban di abbondare con l'esplosivo da lanciare contro ai nostri soldati coi loro detonatori umani.

E' anche questo che rende simili queste terre, che fa sembrare l'Afganistan una provincia dell'Italia meridionale. Qui come là i signori della guerra sono forti perché sono signori di altro, delle cose, della droga, del mercato che non conosce né confini né conflitti. Delle armi, del potere, delle vite che con quel che ne ricavano, riescono a comprare. L'eroina che gestiscono i Taliban è praticamente il 90% dell'eroina che si consuma nel mondo. I ragazzi che partono spesso da realtà devastate dai cartelli criminali hanno trovato la morte per mano di chi con quei cartelli criminali ci fa affari. L'eroina afgana inonda il mondo e finanzia la guerra dei Taliban. Questa è una delle verità che meno vengono dette in Italia. Le merci partono e arrivano, gli uomini invece partono sempre senza garanzia di tornare. Quegli uomini, quei ragazzi possono essere nati nella Svizzera tedesca o trasferiti in Toscana, ma il loro baricentro rimane al paese di cui sono originari. È a partire da quei paesini che matura la decisione di andarsene, di arruolarsi, di partire volontari. Per sfuggire alla noia delle serate sempre uguali, sempre le stesse facce, sempre lo stesso bar di cui conosci persino la seduta delle sedie usurate. Per avere uno stipendio decente con cui mettere su famiglia, sostenere un mutuo per la casa, pagarsi un matrimonio come si deve, come aveva già organizzato prima di essere dilaniato in un convoglio simile a quello odierno, Vincenzo Cardella, di San Prisco, pugile dilettante alla stessa palestra di Marcianise che ha appena ricevuto il titolo mondiale dei pesi leggeri grazie a Mirko Valentino. Anche lui uno dei ragazzi della mia terra arruolati: nella polizia, non nell'esercito. Arruolarsi, anche, per non dover partire verso il Nord, alla ricerca di un lavoro forse meno stabile, dove sono meno certe le licenze e quindi i ritorni a casa, dove la solitudine è maggiore che fra i compagni, ragazzi dello stesso paese, della stessa regione, della stessa parte d'Italia. E poi anche per il rifiuto di finire nell'altro esercito, quello della camorra e delle altre organizzazioni criminali, quello che si gonfia e si ingrossa dei ragazzi che non vogliono finire lontani.

E sembra strano, ma per questi ragazzi morti oggi come per molti di quelli caduti negli anni precedenti, fare il soldato sembra una decisione dettata al tempo stesso da un buon senso che rasenta la saggezza perché comunque il calcolo fra rischi e benefici sembra vantaggioso, e dalla voglia di misurarsi, di dimostrare il proprio valore e il proprio coraggio. Di dimostrare, loro cresciuti fra la noia e la guerra che passa o può passare davanti al loro bar abituale fra le strade dei loro paesini addormentati, che "un'altra guerra è possibile". Che combattere con una divisa per una guerra lontana può avere molta più dignità che lamentarsi della disoccupazione quasi fosse una sventura naturale e del mondo che non gira come dovrebbe, come di una condizione immutabile.

Sapendo che i molti italiani che li chiameranno invasori e assassini, ma pure gli altri che li chiameranno eroi, non hanno entrambi idea di che cosa significhi davvero fare il mestiere del soldato. E sapendo pure che, se entrambi non ne hanno idea e non avrebbero mai potuto intraprendere la stessa strada, è perché qualcuno gliene ne ha regalate di molto più comode, certo non al rischio di finire sventrati da un'autobomba. Infatti loro, le destinazioni per cui partono, non le chiamano "missione di pace".

Forse non lo sanno sino in fondo che nelle caserme dell'Afghanistan possono trovare la stessa noia o la stessa morte che a casa. Ma scelgono di arruolarsi nell'esercito che porta la bandiera di uno Stato, in una forza che non dispone della vita e della morte grazie al denaro dei signori della guerra e della droga. Per questo, mi augurerei che anche chi odia la guerra e ritiene ipocrita la sua ridefinizione in "missione di pace", possa fermarsi un attimo a ricordare questi ragazzi. A provare non solo dolore per degli uomini strappati alla vita in modo atroce, ma commemorarli come sarebbe piaciuto a loro. A onorarli come soldati e come uomini morti per il loro lavoro. Quando è arrivata la notizia dell'attentato, un amico pugliese mi ha chiamato immediatamente e mi ha detto: "Tutti i ragazzi morti sono nostri". Sono nostri è come per dire sono delle nostre zone. Come per Nassiriya, come per il Libano ora anche per Kabul. E che siano nostri lo dimostriamo non nella retorica delle condoglianze ma raccontando cosa significa nascere in certe terre, cosa significa partire per una missione militare, e che le loro morti non portino una sorta di pietra tombale sulla voglia di cambiare le cose. Come se sui loro cadaveri possa celebrarsi una presunta pacificazione nazionale nata dal cordoglio. No, al contrario, dobbiamo continuare a porre e porci domande, a capire perché si parte per la guerra, perché il paese decide di subire sempre tutto come se fosse indifferente a ogni dolore, assuefatto ad ogni tragedia.

Queste morti ci chiedono perché tutto in Italia è sempre valutato con cinismo, sospetto, indifferenza, e persino decine e decine di morti non svegliano nessun tipo di reazione, ma solo ancora una volta apatia, sofferenza passiva, tristezza inattiva, il solito "è sempre andata così". Questi uomini del Sud, questi soldati caduti urlano alle coscienze, se ancora ne abbiamo, che le cose in questo paese non vanno bene, dicono che non va più bene che ci si accorga del Sud e di cosa vive una parte del paese solo quando paga un alto tributo di sangue come hanno fatto oggi questi sei soldati. Perché a Sud si è in guerra. Sempre.

Published by arrangement with Roberto Santachiara Literary Agency
(18 settembre 2009)