mercoledì 2 febbraio 2011

C'ERANO ANCORA LE FARFALLE E LE LUCCIOLE


Ho tanti bei ricordi della mia infanzia.

Avevo un incredibile rispetto per la natura, amore e rispetto incondizionati per i miei familiari, vicini e lontani. Da bimba non ho mai parlato male di nessuno. Non dicevo parolacce, non facevo capricci strani (a parte quelli che facevano tutti i bimbi del mondo). Non rispondevo male a maestri e professori. Ero davvero felice e grata quando aprivo un regalo, nessuno mi ha mai dovuto incalzare con un: "beh? non si ringrazia?", ma non facevo scene isteriche di falsi complimenti. I regali erano semplici, nelle calze della befana c'erano noci e mandarini e mente rotonde sfuse. E volevo diventare una veterinaria, o volontaria in un centro recupero animali feriti, biologa marina... Lo so, poi i sogni si sono infranti, ma mi hanno accompagnato per tutta l'infanzia.

Io non avevo amici immaginari prettamente antropomorfi! Avevo rondini nel cortile delle suore che vedevo solo io e con cui parlavo, che mi venivano a trovare portandomi doni preziosi e segreti... Io e mia sorella non ci truccavamo, noi e i nostri cugini facevamo lo scivolo giù dalle colline riempiendoci fin nelle mutande di terra, o capriole su prati infiniti di margherite e papaveri ritrovandoci pieni di segni verdi e insetti fra i vestiti. Correvamo scalzi. Giocavamo all'alimentari con il venditore e la cliente (Facciamo che io ero...), sassi piatti erano la carne, polvere di marmo lo zucchero, la terra era il cacao. Giocavamo a guerra di mele. Si faceva la cacca di elefante con acqua e terra! E si mangiavano le patate cotte sotto alla brace nell'aia, pelandosi le dita per la fretta di assaggiarle. Si andava in cerca di pinoli; ne accumulavamo un bel po' e poi li schiacciavamo coi sassi e ne gustavamo il sapore intenso misto a resina, qualcuno si sfragnava per la troppa potenza della sassata! Ah, che rabbia!

Quante scorpacciate di fichi caldi appena colti dall'albero! Quante scorpacciate di nocchie fresche appena colte dall'albero! E l'odore dei pomodori al sole, pronti per essere passati e bolliti e messi nelle bottiglie marroni della birra Peroni! Mettervi il tappo era un lavoro di responsabilità, fai attenzione, altrimenti scoppia. E a volte scoppiavano sul serio, magari durante la notte, nel silenzio più totale della campagna.

Andavo a caccia di lucertole e grilli, senza mai torcergli mezzo pelo! Passavo le ore a guardare i girini negli stagni e nelle vasche. Davo da mangiare a papere e galline. Osservavo le api per ore.

Con genitori, zii e cugini si passavano le giornate nei boschi a cercare funghi, si facevano picnic sul prato con pane e formaggio.

L'estate si andava in campeggio. Ah, che bello il campeggio! Anche se noi piccoli eravamo addetti al lavaggio piatti! Ora mi manca tanto andare con la bacinella dei piatti da campeggio da lavare ai lavandini dei bagni, la spugnetta e lo Svelto. A turno uno insapona e l'altro sciacqua. Preferivamo sempre insaponare. Mi mancano i braccioli gialli. Mi mancano le nuotate con le pinne blu della "Rondine". L'attesa del bagno (Hai appena mangiato! Devono passare almeno quattro ore! Esagerati!). Il succo di frutta all'albicocca dopo il bagno. Mi mancano le tartarughe, le raganelle e i ricci che trovavamo e nutrivamo e accudivamo per tutto il periodo delle vacanze.

A merenda si mangiava pane casareccio e olio, o pane e zucchero, o pane e san marzano. Se ci andava bene pane e marmellata. E l'uovo sbattuto! Si faceva merenda con l'uovo sbattuto fresco di nonna. Ogni tanto con un po' di cacao amaro Perugina dentro. Che non sono mai riuscita a rifarlo spumoso e morbido uguale. Quando lo faccio io lo zucchero scrocchia fra i denti e il rosso rimane troppo... rosso. L'acqua buona da bere in campagna si andava a prenderla con i contenitori di plastica alla fonte, camminando per mezz'ore infinite sotto al sole, trovando un po' di refrigerio sotto all'ombra delle acacie, raccogliendo nel frattempo more dolci dai rovi.

Le mandorle tostate allo zucchero che faceva l'altra nonna! Le domeniche con tutti i parenti a tavola, mangiando couscous o polenta! E quando al tavolo dei ragazzi arrivavano fettine panate e patatine fritte era una gioia immensa, perché non era pane quotidiano. Chi finiva l'acqua, si doveva alzare a riempire di nuovo la brocca. Ci si alzava solo una volta finito tutto e si andava a giocare in silenzio o a dormire o a leggere Topolino dalle 14 alle 16, perché c'era "l'ora del silenzio".

Master Mind, Scarabeo, Simon, Scala Quaranta con mamma e papà o coi nonni, scopa, briscola erano i giochi dei pomeriggi spensierati o delle sere dopo cena. Non si vedeva tanta TV.

C'erano ancora le farfalle e le lucciole.

Sono felice e grata per la mia infanzia. Sono terrorizzata di non riuscire a darla uguale o perlomeno simile a Matilde o ai figli che verranno. Dove sono i sogni? Dove sono le aspirazioni? Non devo e non voglio considerare il voler diventare una cantante per andare ad Amici ed essere famosa, un'aspirazione.


Vanessa