mercoledì 29 luglio 2009

NON RIESCO A TROVARE UN TITOLO SENZA INSULTI


Il caso È accaduto a Madonna di Campiglio.
Allatta a pranzo, l'hotel la allontana
Cardiologa: un paio di minuti, ero discreta.
Il direttore: proteste dei clienti



Un gesto naturale come quello dell'allattamento — compiuto, tra l'altro, con rispetto e discrezione — crea ancora turbamenti e riprovazioni. Nell'anno 2009, in epoca di esibizionismi senza confini, un direttore d'albergo chiede alla mamma di «nascondersi», mentre nutre il suo piccolo al seno. «Non è colpa mia se qualche cliente ha protestato», dice.

Ma è la lettera al Corriere di una signora di Bergamo a segnalarci la «discriminazione» subita durante una breve vacanza a Madonna di Campiglio, sulle Dolomiti di Brenta. Poche righe per raccontare l'episodio e manifestare il suo disappunto, con una chiusa amaramente ironica: «A scanso di equivoci, accanto ai cartelli Vietato Fumare e Animali domestici ammessi, sarebbe opportuno segnalare Qui, i bambini allattati al seno non possono mangiare. Firmato, Roberta Rossini». La rintracciamo telefonicamente e, subito, veniamo a conoscenza di qualche dettaglio in più: la nostra lettrice ha trentasei anni, è cardiologa, sposata con un collega, anch'egli specializzato in cardiologia. La coppia vive a Bergamo, ha due bimbe: la maggiore di 2 anni e mezzo, la seconda di 5 mesi. «Mio marito ed io — spiega la dottoressa — viaggiando spesso per lavoro, con le nostre bimbe al seguito nel limite del possibile, ci siamo resi conto che l'accoglienza negli alberghi standard non è molto favorevole ai più piccini. Anche per questo motivo, in vista della vacanza in montagna, avevamo selezionato un family hotel, a 4 stelle. Scelta azzeccata. L'albergo di Madonna di Campiglio si è rivelato all'altezza delle aspettative, per quanto riguarda i servizi e l'attenzione ai bambini. Poi, è accaduto quell'episodio, davvero sgradevole». «Premetto — continua la signora — che non sono un'esibizionista né una femminista spinta. Anzi. Tengo al rispetto e alla sensibilità degli altri. Dunque, ero solita allattare la piccola Bianca in camera, prima di scendere al ristorante. In due occasioni soltanto, mentre eravamo già seduti al tavolo, è capitato che la bimba si mettesse a piangere. Allora, l'ho presa in braccio e, con discrezione, l'ho allattata per pochi minuti al seno; si è addormentata, l'ho rimessa nella carrozzina». Fin qui i fatti. Le rimostranze arrivano la sera successiva.

«Il maitre si è avvicinato — racconta Roberta Rossini — e, con un po' d'imbarazzo, mi ha comunicato che il direttore mi pregava di allattare altrove. Con la piccola al seno, davo fastidio a qualcuno». Da non credere, ai nostri giorni. «Siamo rimasti di stucco — osserva la dottoressa —. Tra l'altro, dopo la prima volta, non c'erano state reazioni». Fatto sta che il marito chiede spiegazioni al direttore. Risposta: «Qualche cliente si è lamentato, e dunque sua moglie d'ora in poi è pregata di allattare fuori dalla sala ristorante». La discussione si fa vivace, ma ognuno resta sulle proprie posizioni. I coniugi bergamaschi sospettano che, «dietro ai fantomatici clienti», vi sia soltanto la suscettibilità del responsabile dell'hotel. «Figurarsi — dice lei —. Quali lamentele? La seconda sera che ho allattato Bianca, accanto al nostro tavolo c'era soltanto lui, il direttore». Aggiunge: «Oggi gli hotel aprono sempre di più le porte a cani e gatti. Segno, sia chiaro, di grande civiltà. Ma non si capisce perché l'atto di allattare al seno di una madre venga considerato disdicevole». Il direttore dell'albergo di Madonna di Campiglio, interpellato dal Corriere, ribadisce la sua versione: «Ci sono state proteste, noi dobbiamo ascoltare le ragioni di tutti i clienti. In fondo, abbiamo semplicemente chiesto alla signora Rossini di spostarsi con la piccola in una saletta, a lato del ristorante».

Marisa Fumagalli

28 luglio 2009

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