mercoledì 22 luglio 2009

TUTTO IL MONDO E' PAESE

da Repubblica.it

Henry Louis Gates Jr. stava entrando in casa sua. Rilasciato dopo "l'equivoco"
Il docente finito in manette per oltraggio è amico di molte star afroamericane

Harvard, polizia sotto accusa
"Professore arrestato perché nero"

dal nostro inviato ANGELO AQUARO



NEW YORK - Fermato dalla polizia per aver cercato di entrare in casa propria, il professor Henry Louis Gates jr, docente di letteratura americana ad Harvard, aveva più di una ragione per protestare con il sergente James Crowley del Police Department di Harvard, Massachussets. Ma il professor Gates è un nero, e il sergente Cromley un bianco. Così, di fronte al poliziotto che gli chiedeva di farsi riconoscere, il professore inviperito ha incominciato a urlare: "Perché? Mi trattate così perché sono un uomo nero". Ed è finito in manette per resistenza e oltraggio.

L'ultima, paradossale storia di razzismo, nell'America di Obama, è una vicenda che richiama allarme e disappunto. A fine serata, la magistratura di Boston, con una celerità a noi sconosciuta, ha archiviato le accuse. E un comunicato congiunto tra il professore, la città di Cambrdige e il dipartimento di polizia, come usa nelle diatribe internazionali, chiudeva il caso: "L'incidente non deve essere visto come nocivo della reputazione del professor Gates o della polizia di Cambridge. Tutte le parti concordano che questa è la giusta risoluzione di una sfortunata serie di circostanze". Letto, approvato e controfirmato.

Lo strano caso del professore nero arrestato per essere entrato a casa sua, insomma, è tutto un equivoco. O forse no. Gates, amico del Nobel nigeriano Wole Sovinka ma anche di numerose star afroamericane, da Tina Turner in giù, è un vero luminare ad Harvard, ha scritto di Shakespeare e letteratura bantu, rap e basket. Forse l'unica colpa è davvero quella di non essere molto pratico con le chiavi. Rientrando da un giro di lezioni in Cina, l'altro giorno, ha cercato di forzare la porta evidentemente difettosa, della sua nuova casa di Cambridge, prima di farsi aiutare dal suo più pratico autista. Troppo tardi: Lucia Whalen, 77 anni, una di quelle signore che contribuiscono ad abbassare la soglia del crimine in America, aveva già chiamato il 911, insospettita da quei "due uomini neri che cercavano di abbattere la porta, uno facendo anche forza con la spalla".

Quando il sergente Crowley è piombato sulla scena, ha trovato il professore sul divano di casa. "Che ci fa qui, venga fuori?". "Che ci fa lei". "Documenti, prego". "Lei non sa chi sono io". "Documenti, esca". "Ora chiamo subito il capo della polizia e lei vede". Le versioni, prima del comunicato congiunto finale, ovviamente discordano, il sergente dice che il professore gli ha dato del razzista ed è andato in escandescenze, il professore che il sergente lo ha assalito. Soltanto quando Gates, finalmente, ha seguito il poliziotto davanti all'uscio di casa, quello gli ha rinfacciato: "Grazie per aver acconsentito alla mia prima richiesta". E sono scattate le manette.

Tutto finito? Ieri sera sulla Cnn, tv non certo di destra, le news di Rick Sanchez rispolveravano la vicenda sulla vera nazionalità di Obama: perché tanti continuano a credere che non sia nato in America? Non avremo davvero un presidente nato in Africa? No, certe storie da queste parti non finiscono mai.

(22 luglio 2009)

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