venerdì 30 ottobre 2009

BESTIE

LA SCHEDA
Detenuti, nel rapporto Antigone i casi di violenze, torture e suicidi in cella
Il caso Cucchi riporta alla ribalta il tema dei diritti dei carcerati


MILANO - La morte di Stefani Cucchi, il 31enne deceduto a Roma sei giorni dopo l'arresto e in circostanze ancora da chiarire, riporta alla ribalta il tema dei diritti dei detenuti. Questione che vede impegnata da anni il gruppo Antigone: il sesto rapporto redatto dall'associazione, «Oltre il tollerabile», conta una serie di violenze, torture e suicidi segnalati negli istituti penitenziari italiani e di procedimenti nei confronti di personale operante nelle strutture penitenziarie. Di seguito alcuni casi indicati nel dossier:

GENOVA - Il 20 luglio del 2008, un detenuto del carcere genovese telefona alla nonna denunciando di essere stato violentemente picchiato. Quattro giorni dopo, la madre riceve una lettera con su scritto: «(...) mi ammazzano di botte almeno una volta alla settimana». Il 25 luglio del 2008, il ragazzo, un ventiduenne, viene trovato morto nella sua cella. La madre dichiarare che il figlio era «completamente coperto di lividi su tutto il corpo, con delle chiare tracce di sangue che dal naso salivano verso la fronte e i capelli».

TORINO VALLETTE - Il 2 febbraio del 2009, un ex medico delle Vallette denuncia abusi e connivenze in danno ai detenuti, dichiarando come «all'interno delle strutture carcerarie i pestaggi da parte degli agenti, addirittura organizzati in apposite squadrette, siano all'ordine del giorno». Ad oggi, si attendono ulteriori ed eventuali sviluppi.

VELLETRI - L'11 settembre del 2008 muore in ospedale un detenuto quarantunenne. È in corso l'inchiesta per verificare se la morte sia stata causata dalle violenze subite dopo l'arresto. La vittima, oltre a riportare diverse fratture, presentava «un grave stato di sofferenza epatica», motivo per cui era stato ricoverato in ospedale. Proprio poco prima di morire, l'uomo avrebbe «esplicitamente incolpato gli agenti di averlo ridotto in quelle condizioni».

FORLÌ - Termina nel febbraio del 2009 il processo contro un agente di polizia penitenziaria accusato di violenze sessuali nei confronti di alcune detenute. L'uomo è stato condannato a tre anni di reclusione. I fatti risalgono al 2005. L'agente, secondo l'accusa, nel perquisire una detenuta le palpeggiò il seno, riservando lo stesso trattamento a diverse altre donne.

LECCE - Continua il processo contro nove agenti del carcere minorile di Lecce imputati di violenze, maltrattamenti e soprusi. Dal 16 luglio 2007 la struttura è ufficialmente chiusa per mancato adeguamento alla legge 626 sulla sicurezza delle strutture. I ragazzi sono stati trasferiti nel carcere minorile di Bari.


30 ottobre 2009


1 commento:

  1. http://www.beppegrillo.it/2009/07/se_una_notte_dinverno_qualcuno_bussa_allatua_porta.html

    da www.beppegrillo.it

    La morte nel carcere di Capanne, per un pestaggio, di un falegname incensurato non fa indignare nessuno in questo Paese di MERDA? Il medico legale ha riscontrato quattro ematomi cerebrali, fegato e milza rotte, due costole fratturate. Nessun parlamentare alza la voce per gridare di un cittadino italiano ammanettato nella notte in casa sua insieme a sua moglie per qualche piantina di canapa nell'orto? Portati via come i peggiori delinquenti lasciando soli una vecchia di novant'anni e un ragazzino di 14 in un casolare isolato? Nei regimi totalitari ti vengono a prendere di notte per finire dentro a una fossa... Cos'è diventato questo Paese in cui bisogna avere paura di chi deve proteggerti?
    Vorrei sapere dal ministero di Grazia e Giustizia, da cui dipendono le guardie carcerarie, se ci sono delle indagini interne e a che punto sono. Vorrei che un parlamentare, almeno uno, si alzi, faccia un'interrogazione, si incazzi, chieda conto delle responsabilità al Governo.
    Pochi mesi dopo la morte di Aldo Bianzino, la nonna del ragazzo è morta, forse per il dispiacere, la moglie è morta per malattia accelerata dallo stress. E' rimasto il ragazzo, Rudra. Se fosse nato in qualunque altro Paese democratico, i suoi genitori sarebbero ancora in vita.
    Ho visto la ricostruzione dei fatti in un video che mi è stato inviato. Sono stato male e mi sono chiesto perché. In fondo, ogni giorno succede qualcosa anche peggiore. Ma questo arresto, queste morti, possono avvenire in qualunque momento, a qualunque famiglia italiana. Siamo tutti a rischio dentro le nostre case, mentre dormiamo.
    La coca in Parlamento e Bianzino massacrato per delle piantine di canapa, una famiglia distrutta. I colpevoli impuniti, chissà, forse premiati. Uno Stato criminale non saprebbe fare di meglio. Ma io sono cittadino di uno Stato che si proclama democratico, una democrazia, e chi ha sbagliato deve pagare. Qualcuno in Parlamento usi la sua funzione pubblica per la ricerca della verità. Questa storia è un sintomo di una malattia che sta divorando l'Italia. Il rifiuto del diverso. Va curata questa malattia, finché siamo in tempo.

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