martedì 24 novembre 2009

LA LETTERA



Mio figlio Aldo è stato ucciso in carcere

Il caso recente di Stefano Cucchi a Roma e quello di Giuseppe Saladino a Parma, hanno richiamato l'attenzione sui casi di Marcello Lanzi e di mio figlio Aldo Bianzino, anch'essi morti in carcere in circostanze tutte da chiarire. Ora, volendo esaminare il caso di Aldo, bisogna precisare alcune cose. Il P.M. dott. Giuseppe Petrazzini, che aveva fatto arrestare Aldo e la sua compagna la sera di venerdì 12 ottobre 2007, è lo stesso magistrato che ha in carico le indagini sul suo successivo decesso avvenuto nella notte tra il 13 e il 14. Aldo era in cella di isolamento nel carcere di Perugia. Era stato visto da un medico, che l'aveva riscontrato sano e da un avvocato d'ufficio. Non sono disponibili registrazioni di telecamere su ciò che è avvenuto successivamente, né, dopo il decesso, la cella risulta sia stata isolata e sigillata. A detta degli altri detenuti, durante la notte aveva suonato più volte l’allarme ed aveva invocato l'assistenza di un medico, sentendosi anche, pare, mandare al diavolo dalla guardia carceraria Gian Luca Cantore, attualmente indagato. Fatto sta che verso le 8 del mattino di domenica le due dottoresse di turno, trovarono il corpo di Aldo, con indosso solo un indumento intimo (siamo a metà ottobre, non agosto). I suoi vestiti si trovavano nella cella, accuratamente ripiegati (cosa che Aldo, in 44 anni, non aveva fatto mai). Aldo era morto. L'autopsia, svoltasi il giorno dopo, diede risultati controversi: si parlò prima di due vertebre poi di due costole, rotte, poi tutto fu negato. Di certo ci fu un'emorragia celebrale e un'altra al fegato. Ora, l'emorragia cerebrale è stata imputata ad un aneurisma, quella epatica ad un maldestro tentativo di respirazione artificiale, che le due dottoresse respingono nel modo più assoluto.

In ogni caso credo proprio di poter dire in tutta coscienza che Aldo è stato assassinato in un ambiente violento e omertoso, del quale non si riesce neppure a sapere i nomi del personale presente quella notte nel carcere. Quanto al dott. Petrazzini, mi sembra che dignità gli imporrebbe di passare ad altri il suo incarico, date le omissioni, invece di insistere come sta facendo, per ottenere l'archiviazione del caso. Ma i veri assassini sono coloro che hanno voluto ed ottenuto una legge sulle "droghe" come l'attuale, persone che nella loro profonda ignoranza, considerano in modo globale, senza distinzioni. Una legge fascista e clericale, da stato etico e peggio, da stato che manda in galera il poveraccio che coltiva per uso personale qualche pianta di cannabis, mentre, se la droga circola nei festini dei potenti, non succede nulla.

Giuseppe Bianzino

fonte: il Fatto Quotidiano del 24 novembre 2009

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