«Il mio bimbo morto per un’ingessatura Fermate la mattanza»
«Al Sud tragedie per interventi banali»
Andrea Bonanno, morto nel 2005 a 7 anni |
In corso di causa, al giudice lo stesso Perugia ha riferito tante cose, ma una mi ha sconvolto e frustrato particolarmente: che per salvare la vita di Andrea sarebbe bastato che quegli ortopedici avessero seguito le regole basilari, quelle che a suo dire si insegnano ai tirocinanti. Per adesso la giustizia ha trionfato in un’aula di tribunale, ma è difficile che questo risultato risani ciò che si è spezzato irrimediabilmente nelle nostre vite. Il giudice, nella sua sentenza, con motivazioni contestuali denuncia il sistema; questi sono alcuni passaggi della motivazione: «Si è detto che Andrea Bonanno è stato vittima della trascuratezza, quando invece in quei pochi giorni di ricovero è stato visitato, curato, seguito da decine tra medici ed infermieri delle più diverse branche, fatto oggetto delle più svariate consulenze, sottoposto a una serie innumerevoli di trattamenti ed accertamenti; eppure la struttura che avrebbe dovuto garantirgli la guarigione da una banale frattura lo ha ucciso. Il piccolo Andrea è stato prima di tutto vittima di un sistema che concepisce il malato come una sorta di fantoccio inanimato, un contenitore di organi e di ossa trasportato da un reparto all’altro perché, nelle migliori delle eventualità, questi e quelle vegano "prese in carico" dagli specialisti di settore, o perché nella peggiore, chi si sia trovato a "gestire" il "paziente critico" sia messo un domani in condizione di poter dire (e, soprattutto, poter documentare) che nessun sintomo è stato trascurato, nessun esame è stato omesso, nessuna consulenza non è stata invocata; poi c’è un bambino che si lamenta per un gesso troppo stretto, ne porta i sintomi che anche un profano sarebbe in grado di decifrare... ma "il sistema" ha ormai reso tutti ciechi e sordi».
Forse è troppo scomodo tutto questo, qualcuno penserà che è troppo duro, ma io che ho assistito alla sofferenza e alla morte di mio figlio penso che è stato quasi divino. È come se il giudice avesse visto attraverso i miei occhi e quelli di mio figlio tutto l’accaduto. Tra non molto ci sarà il giudizio di appello, lotteremo con tutte le forze affinché siano confermate le condanne, così come continueremo a lottare per l’applicazione delle sanzioni disciplinari ai medici condannati che, a tutt’oggi, continuano a svolgere la propria attività come se non fosse successo nulla. Anche la Commissione parlamentare sugli errori sanitari, a riguardo, ha chiesto espressamente al Presidente Loiero che ciò venga fatto al più presto, ma ancora non è stato possibile raggiungere questo traguardo, che per me è il più importante, perché solo quando tutto questo accadrà, Andrea forse avrà giustizia.
Qui la gente perde la vita, non perché viene sottoposta a degli interventi di alta chirurgia, dove i rischi sono messi in conto, bensì per appendicite, per ascesso tonsillare o peggio ancora per un semplice gesso. È forse chiedere troppo, desiderare che qualcuno faccia qualcosa per fermare questa mattanza? Ma non con parole o false promesse, con fatti concreti. E per chi pensa che questi casi non meritino la stessa valenza dei casi di cronaca, quella fatta da persone senza una morale, senza scrupoli, vi assicuro, data la mia esperienza personale, che non c’è alcuna differenza. Anzi, ci si sente doppiamente traditi, perché ho affidato mio figlio a dei medici, credendo che fosse in buone mani, ma così non è stato. E una volta che mio figlio è morto, in quell’esatto momento ha smesso di essere qualcuno ed è diventato solo qualcosa per cui liberarsi al più presto da ogni responsabilità.
Mamma di Andrea
04 gennaio 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
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